IL CANTO DEI REDENTI Lina Galli indomita - Enea Merin - foto

foto Didascalie: Lina Galli, neo maestra, con la sua prima classe di scolari parentini, poco più di un anno dopo aver scritto Il canto dei redenti. Lina Galli festeggiata recentemente dal sindaco di Trieste, Com. Giulio Staffieri; sullo sfondo la bandiera di Parenzo Con la scomparsa di Lina Galli, si a spenta la voce di una mirabile interprete dei sentiments dell'Esule. Della sua vasta produzione letteraria anche ('Arena ne ha offerto testimonianza per anni e fino all'ultimo. II suo lungo itinerario poetico l'ha fatta raggiungere fama nazionale. Nel bailamme dei concorsi e dei premi - scrisse alcuni anni or sono Giorgio Voghera una delle pochissime poetesse che vengono invitate spontaneamente a prendere parte a manifestazioni, una delle pochissime cui si dedicano spontaneamente, nelle vane citta d'Italia, serate e conversazioni.. Della sua vasta produzione poetica, in parte inedita, molti sono i critici anche illustri che nel tempo si sono occupati: un lungo, anzi lunghissimo elenco viene fornito in calce al volume .Un vol to per sognare. (antologia di sue scelte poesie) fatto stampare nel dicembre del 1987 dall'apposito Comitato presieduto dal sindaco di Trieste Staffieri =per onorare, in nome della citta, l'insigne anziana poetessa nella maniera pin duratura e piu degna.. Ebbene, la generalità di questi critici ha preso in esame le liriche della Galli pubblicate dal 1938 (.Citta.) in poi; qualcuno si e soffermato anche sulle due silloge tiFilastrocche cantate col tempo. - considerate il suo apprendistato portico - pubblicata nel 1933 e dedicate all'infanzia e Pianti risa te e stelle. (1935). Nessuno, che io sappia, ha ricordato una sua lirica, ben precedente al citato apprendistato poetico, scritta da giovanetta e di getto la notte del 3 novembre 1918 dopo che poche ore prima, alle 18, aveva assistito, mescolata al la folla tripudiante dei concittadini, all'arrivo nel porto di Parenzo del-le tre navi da guerra (torpediniere N. 65 e N. 66 PN e cacciatorpediniere Abba.) della Marina Italian, comandate dal cap. di vascello Luigi Portaluppi, da cui sbarcavano i tanto attesi fratelli per la vera liberazione. Questa poesia - in cui, evidentemente, non si pub ancora riscontrare la fecondita della vena links e la purezza di stile in seguito raggiuntevenne poi conservata in quel gioiello che fu il Civico Museo di Storia ed Arte parenting (curato meravigliosamente da quell'eccezionale uomo di cultura che fu prof. Mario Ranieri Cossar), sul quale nel 1945 si abbatte la furia rozza e devastatrice degli attuali occupatori, nell'illusoria speranza di cancellare un passato ingombrante per le loro fallaci tesi e pretese. Ecco la poesia: Italia! Italia il popolo redento / Sorge cantando a porgerti ii saluto / Dal monte al lido esulta tutto tutto / Col tricolor che ondeggia al nostro vento. / Quando dal mare ci giungea il singulto / Di un tuo strazio o un inno di victoria / 0 Patria noi gioimmo alla tua gloria / E dolorammo tutti al tuo sussulto. / Quanto soffrimmo, sai, per questo giorno / 0 Madre, incatenati dentro i porti! / Quanti fratelli, quanti son morti / Nel nembo d'odio che infuriava intorno. / E sopra la citta di tua favella / Sinistra I'ombra del capestro grava / Da cui Battisti in faccia a turba schiava / GittO ('ultimo vale alla tua stella. / Ma ora, o Italia, corn-pi i tuoi destini / La Patric viene e spezza he catene / E vien la Patric a vendicar he pene / Fin dove Dante disse i suoi confini. / A to sacriamo noi figli redenti / Dall'agonia risorti a nuova vita / Tutta la forza, tutta l'infinita / Potenza delle anime dolenti. / E to vedrai come saprem morire / E di goal mode o Italia pel tuo nome; / E quali force vergini ed indome / In not per te, sapremo discoprire. II giorno dopo, 4 novembre 1918, questa poesia venne dist ri buita, dattiloscritta, lungo he rive parentine sulle quali come funghi spuntavano i tricolori, dal l'Albergo Riviera alla Canottiera della tiForza e Valoreo,-ai marinai ed ai cittadini esultanti. Alla sera Lina Galli venne invitata al grande simpioso all'Albergo .Citta di Trieste., che da quel momento venne ribattezzato .Albergo Salim., dove fu data lettura della sua poesia tra scroscianti applausi dei concittadini fraternizzanti con i rappresentanti degli equipaggi delle tre navi da guerra. Anzi, sul momento, fu preparata una lettera di plauso alla giovanissima poetessa, subito firmata sia dai marinai d'Italia che da tutti i concittadini presenti, tra i quali si ricordano: dott. G. Pesante (poi de-potato), Michele Cortese, Andrea Tromba, Ernesto e Valerio Mon-falcon (questi lapidato nel 1943 nei pressi di Arsia), Pietro Toso, Adolfo Parentin, Egidio Mocibob, Manlio Zelco, Piero Predonzani, A. Popazzi, Eugenio Sgubin, Ruggero Orlich, Vittorio Zandegiacomo, don Lorenzo Bertagnolli, ing. A. Fontana(, Giacomo Vat ta, mons. Cozza, dott. E. Thoman, Luigi e halo Callegari, U. Zandegiacomo, Vittorio Riosa, Buttignoni, Andrea Hodl, Carlo Monas, Fr. Visentin, Augusto Niederkorn. Per finire, appare opportuno riprodurre ancora questi semplici versi, scritti da Lina Galli sotto il titolo .La vedró. diversi anni dopo, antecipanti cio che si sarebbe verificato - e come avrebbe potuto essere altrimenti, data l'indissolubile nodo d'amore che l'ha sempre legata alla natia Parenzo? - il 23 giugno scorso negli istanti precedenti il suo passaggio alla miglior vita: Quando sari:, per morire laàedrà / la mia citta nella pioggia che ravvolge / he case cadenti in velari di pianto, / la mia citta nelle fiamme / di crepuscoli a settembrc tutta la rovina / trasfigurata in bellezza, / la mia citta, sul plumbed mare / incarnate, avvolta da nebbie leggere / e colma d'abbandono. Enea Merin

Dal numero 2794

del 10/07/1993

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