COSE ACCADUTE A VISINADA Vedere i defunti - Livia Pontini - foto

foto Didascalie: Visinada dove furono ambientate le vicende del racconto Nella cucina di Margherita vedova Weiss in giugno del 1942, da sinistra Sebastiano Battistin, Pina Balanzin, Giacomo Pivar, Livia Pontini, le signore Ita e Maria, quest'ultima nipote della padrona di casa e moglie di Gino che ha scattato la fotografia Nei maggio del 1942. a Visinada. insieme con Luigi Balanzin. gravemente ammalato di tubercolosi polmonare, tenni a battesimo il bambino Leopoldo Ronconi, figlio della mia amica Leonilda e di suo marito Cesare. II 21 maggio dello stesso anno, il povem Gigi mon. Egli abitava con la moglie e con i figli in una casa vicinissima a quella della vedova Margherita Weiss. ch'io frequentavo sin da bambina, anche quando suo marito. ch'ella chiamava "i I signor Weiss", era vivo. Dopo la morte di lui. quand'ero a Visinada. quasi tune le sere. dopo cena. mi recavo a casa della sua vedova, dove trovavo sempre alcune persone, fra le quali Pina Balanzin. nipote del defunto Gigi. la quale dormiva con la signora Ito, per fade compagnia, Sebastian) Battistin e Giacomo Pivar. un agricoltore ed uomo di fiducia della padrona di casa, ch'era benestante e viveva con le rendite dei suoi possedimenti terrieri. Di soli-to, quando. sul tardi, dovevo rincasare, Giacomo mi accompagnava fino al la casa dei miei parenti e, poi, proseguiva verso In sua. A Visinada esercitava il suo ministero anche il sacerdote toscano don Attilio Cirri, persona molto colts ed assai socievole, che molti invitavano, spesso a casa loro. Una sera. egli arrivô anche a casa della signora ha e racconto che in un paese dell'Istria. dov'era mono parroco, era stato mandato un sacerdote, suo amico, iI quale, tutte le sere, entrava in chiesa. dal la parrocchia, per recitare le sue preghiere. Una sera, in fondo alla chiesa, dove iI portone d'entrata era chiuso, aveva visto un sacerdote e gli aveva chiesto chi fosse. Quegli gli si era avvicinato e gli aveva risposto ch'era il parroco defunto e che non aveva pace. perché gli avevano ordinate delle Messe. gliele avevano pagate. ma era mono prima d'averle potute celebrare. II nuovo parroco gli aveva domandato come avrebbe potuto aiutarlo e I'altro gli aveva riposto che in una data pagina del registro parrocchiale erano scritti tutti i nomi delle persone defunte, per le quali avrebbe dovuto celebrare le Messe. Li aveva trovati e le aveva celebrate. al posto del parroco defunto, che non aveva visto piti: ma, una sera. in fondo alla chiesa, aveva sentito una parola. pronunciata ad alts voce: "Grazie!". Dopo aver ascoltato quel racconto. dissi a don Cirri che mi sembrava impossibile si potessero vedere i defunti e, pochi giomi dopo, quello successe a me e non a me soltanto. Era il 21 giugno. festa di San Luigi, e la signora Ita aveva invitato alcuni di noi in una stanzia, dove le ciliegine erano mature, e. poi. dopo cena. come il solito. m'ero recata a casa sua, dove avevo trovato soltanto Pina e Giacomo. Verso mezzanotte. quando stavo per andarmene. la signora Ita mi chiese se desideravo portar via un cesto con delle ciliegie e le risposi affermativamente. Poi scesi insieme con Giacomo e con Pina, la quale. dopo la nostra uscita, avrebbe dovuto chiudere la porta di casa: ma. quando mi trovavo nel portone, la signora ha s'accorse che avevo dimenticato cesto con le ciliegie e mi richiamb su. Ridiscesi nel portone e vi trovai Pina, la quale aspettava che me ne andassi per chiudere la porta. Appena uscita, vidi un uomo e. pensando fosse Giacomo. gli domandai: «Giacomo, mi accompagna?". Non ottenni risposta. Pina, ch'era nel portone e non poteva veder Mori, m'avverti: "Giacomo non c'e. e andato via". Chiesi: "Ma, al lora, chi e questo uomo? la gli parlo e non mi risponde". Pina: "Ma non ce alcun uomo". lo: qua c'e un uomo". Poiche avevo notato ch'egli era immobile, esclamai, impressionuta: "Pina, chi e quesl'uomo, quest'uomo, quest'uomo?!v. Pensando avessi voglia di scherzare, ella mi rispose, un go' seccata: "Ma quale uomo?". Use( dal portone, guardb e caccib un urlo. Senza pronunciare una parola. fuggi e Morn), di corsa, a casa della signora Ita. Guardai meglio e m'accorsi che quell'uomo era Luigi Balanzin, lo zio di Pina. morto esattamente un mese prima. Spaventatissima, scappai anch'io e mi diressi al primo piano della casa, dove c'era la cucina. Quel tragitto mi sembre interminabile e,quandoarrivai, final mente. davanti alla porta della cucina. trovai chiusa, perché Pina, terrorizzata, non aveva pensato a me, che sarei arrivata, di corsa, dopo di lei. La signora Ita ci domandb: "Perché fate tanto baccano a quest'ora di none?" Poi s'accorse ch'eravamo spaventate e ci offri un bicchiere di grappa. Quindi chiese: "Pina, che cosa e successo?" Le rispose: "Signora Ita, ho visto mio zio Gigi". Ella: "Dov'era?". Poiché davanti al portone c'erano degli scalini. pensai: «Sul terzo scalino". Pina rispose: "Sul terzo scalino". E poi Ita: "Com'era?. Pina: "Vestito di nero e molto pal lido in viso". Cosi I'avevo visto anch'io, che, pea) avevo notato anche un altro particolare: egli aveva gli occhi enormemente grandi. come dilatati. Proprio allora. dall'orologio del campanile sentimmo suonare la mezzanotte. Soltanto una parete di videva l'appartamento della signora ha da quello di Luigi Balanzin e, davanti al la casa di lui. c'era una scalinata. Improvvisamente. tutte e tre, sentimmo dei passi, come di persona, sal ire per In scalinata ed io, poi, anche uno stropiccio di piedi davanti alla porta della sua casa. Poi udimmo dei passi e dei rumori nel vicino appartamento. Eravamo spaventate. perché sapevamo che la non c'era alcuno. dato che la vedova ed i figli di lui erano andati a Parenzo. Dopo qualche tempo. i passi ed i rumori cessarono. Quando dissi alla signora Ica che non me In sentivo di ritomare a casa, ella mi rispose che m'avrebbe preparato un letto nella camera, dove dormiva insieme con Pina. Quetta notte, nessuna di noi ebbe il coraggio di scendere nel portone per chiudere la porta. II giorno seguente, in signora Ita mind?) a chiamare don Cirri, al qua-le raccontammo tutto. Ci credette e ci disse che il fatto era success), perche Pina ed io avevamo delle facolta ed aggiunse che, se altre persone fossero state vicine a noi, forse non avrebbero visto niente. Disse. inoltre, che noi due gli avevamo raccontato dei particolari propri di coloro che vedono veramente e che, quando avevamo visto il fantasma, era il tempo delle tempore, period() in cui a più facile vedere i defunti. Se noi gli avessimo chiesto: "In nome di Dio, chi sei e che cosa vuoi", egli ci avrebbe risposto. Aggiunse ancora: darsi, che Monti e, se viene. l'interrogo, La stessa sera, egli voile che Pina ed io scendessimo con lui nel portone, ma, per fortuna, non lo vedemmo. Chiedemmo a don Cirri di celebrare una Messa per lui e, quel giorno, venne con noi anche la signora Ita, che in chiesa non andava quasi mai. Pina espresse il desiderio che nessuno conoscesse il fatto, per si trattava di suo zio; fui d'accordo con lei e non parlai. perche non avrei voluto esser considerata una visionaria. La signora Ita ci promise che avrebbe parlato soltanto con la vedova di Luigi Balanzin, In quale, poi, confermb che il suo defunto marito, prima di rientrare in casa, aveva l'abitudine di stropicciarsi i piedi davanti la porta dingresso. La signora Ita mi raccontO che Pina era molto coraggiosa, per qualche ora dopo iI funerale di suo marito. Giovanni Weiss, era andata a dormire, da sola, nella stessa camera e nello stesso letto, dove il defunto era stato esposto. A me Pina disse che, dopo quanto c'era successo, non si sarebbe mai di menticata di me. Circa un mese dopo, sentii dire che due altre persone, madre e figlia, avevano visto il fantasma del Balanzin. Esse vivevano in una casa dov'egli era vissuto un tempo con In propria famiglia. Un giorno, incontrai In madre e le domandai se fosse vero. Mi rispose di si e mi racconte che, una sera, era scesa nel cortile. insieme con sua figlia, per prendere della legna. L'avevano visto in mezzo al cortile. Era vestito di nero e molto pallido in viso. Le domandai se sapeva che I'avevamo visto anche Pina ed io. Mi rispose di no. Poiche Luigi Balanzin era stato amico di mio fratello Nino, che allora abitava a Roma e si scriveva anche con lui. in una lettera gli raccontai che. in quattro, avevamo visto il fantasma del suo amico. Egli parlb con un sacerdote, il quale ammise la possibility di vedere i defunti e lo consigliei di recarsi nel museo del-le anime del Purgatorio, che si trovava in una chiesa di Roma. dove avrebbe potuto vedere dei segni lasciati dai trapassati. Nel suo libro Fenomeni del Paranormale", Paola Giovetti scrisse che si pub credere a coloro che scambiano un mono per un vivo ed anche quando un defunto e visto da ptti persone. Alcuni anni prima, quando abitavo a Muggia e frequentavo le Magistrali "Giosue Carducci,, di Trieste, mi era successo un fatto, che allora non ero riuscita a spiegare. Durante le vacanze estive. m'ero recata in citta e. quando stavo attraversando la piazza dell'Unita d'Italia per riprendere il vaporetto per Muggia. davanti al Caffe degli Specchi avevo visto un'insegnante delle Magistrali della mia amica Ida Riccobon, che, poco dopo, avevo incontrato nel vaporetto. Le avevo detto: "Davanti al Caffe degli Spec-chi era seduta la signorina Prezzi. la tug insegnante di lettere, ed indossava un vestito motto stravagante". Ella mi aveva risposto: "Sul Piccolo di oggi ce l'annuncio della sua morte". Ero rimasta senza parole. perche ero certissima d'averla vista. Era sola. aveva i capelli grigi. tagliati alla maschio, e stava seduta con la schiena rivolta verso il mare. Anche certi esperti sostengono che i defunti ritomano nel luoghi dove sono vissuti e ch'erono soliti Irequentare da vivi. Livia Pontini

Dal numero 2878

del 08/04/1995

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