TRAGEDIA IN MARE IL 24 MAGGIO 1941 Ultimo viaggio del ,,Conte Rosso, - Annibale Mansillo - foto

foto Nell' Arena del 25 maggio viene ricordato il sacrificio di Mario Culot, ufficiale di macchina del "Conte Rosso.. E' giusto e doveroso. nel 55o anniversario del tragico evento, rievocare un episodio che si colloca Ira i più tristi e sfortunati dell' intero ciclo di operazioni nel Mediterraneo e. cosi facendo. rendere omaggio alle numerose vittime e affidare il loro ricordo alle nuove generazioni. Non e con spirito di compiacimento che ci voltiamo a guardare al periodo 1940/45 e ci accingiamo a parlare del sacrificio di chi. come i caduti e i dispersi del Conte Rosso, ha immolato la propria vita su tutti i fronti di guerra, in mare, in cielo, in prigionia. sul suolo nazionale. sotto i bombardamenti o nelle foibe. o nelle rappresaglie. La loro morte ci provoca, innanzitutto, dolore, ma ci infonde anche coraggio dinanzi alle contrarietà della vita, perche possiamo trarre dal la purezza dei loro ideali e del loro comportamento quella pulizia morale che al giorno d'oggi, più che mai, e merce rara da trovare, in Italia come altrove. Senza timore di cadere nella retorica, noi guardiamo a quella tragedia con l'animo forte e generoso di chi guarda al passato per dire "mai più odio. mai più guerre., ed e con questo spirito che noi dobbiamo rendere grazie a quanti si sono sacrificati per un ideate che, al lora come oggi, non e espressione di un credo politico, ne desiderio di egemonia e di potenza. Era ed e quello stesso ideate che fa palpitare i cuori degli uomini liberi e, con maggiore virulenza, i1 cuore di quanti l'hanno dovuta abbandonare: la Patria, la nostra amata Italia. II Conte Rosso era un piroscafo, ovvero una nave civile, delta Marina Mercantile, chiamata ad assolvere un compito essenziale per il nostro esercito: il trasporto di truppe e materiali dal territorio nazionale al suolo africano. Con il progredire delle operazioni in Libia, cresce l'importanza delle funzioni svolte da queste navi. Nei primi mesi del 1941, dopo aver perduto Tobruk e Bengasi, gli Italiani fermano il nemico ad El Agheila; nei mesi successivi comincia la riconquista del suolo perduto sino a raggiungere, Italiani e Tedeschi dell'Africa Korps, il confine con l'Egitto. La presenza dell' alleato germanico e le esigenze di carattere operativo richiedono l'incentivazione del trasporto per via marittima. La creazione di una sorta di ,,convogli veloci., a far parte dei quali vengono chiamati quasi sempre le stesse navi da trasporto (Come Rosso, Esperia, Marco Polo), favorisce un clima di intesa e di addestramento del personale che, alla lunga, rappresenta con buona probabilita un fattore decisivo per il superamento del blotto aeronavale inglese. II Conte Rosso, in particolare. ha già. al suo attivo positive esperienze di trasporto truppe, tanto nel Tirreno, che ha attraversato per raggiungere la Sardegna,quanto nello stesso Canale di Sicilia. Accanto all' impegno prettamente militare. inoltre, il "Conte Rosso., con i suoi "compagni d'avventura., assolve un compito squisitamente umanitario, pur non usufruendo delta protezione delle insegne della Croce Rossa Internazionale. II 9 febbraio, per esempio, le succitate navi e la motonave Calitea rimpatriano circa 5.000 profughi, partendo da Tripoli e giungendo, in due scaglioni, il giorno 11 e 12 a Napoli. il 27 dello stesso mese, i tre piroscafi e la motonave Vittoria portano in patria altri 3.750 profughi civili e 1860 militari. giungendo nel porto di Napoli il 1° marzo. II "Conte Rosso. viene impiegato frequentemente, senza dare troppa tregua ne ai motori ne all'equipaggio che si prodiga instancabilmente, sapendo di essere creditori della riconoscenza delta Nazione in guerra. I dati che seguono, desunti dalle pubblicazioni dell' ufficio storico delta Marina Militare. sono illuminanti al riguardo. Nel periodo febbraio-aprile 1941 abbiamo: (indichiamo rotta e giorno di partenza e d'arrivo): 5.02 Napoli Tripoli 7.02; 9.02 Tripoli Napoli 11.02; 24.02 Napoli Tripoli 26.02 (durante il viaggio un sommergibile attacca il convoglio e affonda l'incrociatore Diaz, di scorta; il comandante del Conte Rosso e iI capitano di vascello Reggio); 27.02 Tripoli Napoli 1.03;12.03 Napoli Tripoli 13.03; 14.03 Tripoli Napoli 16.03; 1.04 Napoli Tripoli 2.04; 7.04 Tripoli Napoli 9.04. Dopo questo periodo di intensa navigazione, il Conte Rosso, in conseguenza delle mutate esigenze. accusa un periodo di relativa calma. 11 24 maggio 1941 viene approntato un convoglio protetto da un numero insolitamente alto di unità di scorta. I piroscafi Conte Rosso, Marco Polo ed Esperia, con la motonave Victoria, partono da Napoli nelle prime ore del mattino, scortati dal cacciatorpediniere Freccia, dal le torpediniere Orsa, Pegaso, Procione; lungo la rotta. si aggiungono l'intera terza divisione navale, composta dagli incrociatori Trieste e Bolzano, dai cacciatorpediniere Ascari, Corazziere, Lanciere, nonche altre tre torpediniere: Calatafimi, Calliope e Perseo. Una scorta aerea, dal pomeriggio al calar del sole, segue il convoglio. A bordo del Conte Rosso e degli altri trasporti si trovano i rinforzi dell' Ariete. composti da truppe corazzate e unità di artiglieria. Sembra che dovessero esserci i «giovani fascisti» al posto loro, ma al l' ultimo momento erano state preferite le unity regolari dell'esercito. Quelli che passeranno alla storia come i "ragazzi di Bird Gobi., i "Mussolini boys., avranno tempo per attirare l'attenzione dei vertici militari. II Conte Rosso procede in parallelo accanto all'Esperia. La navigazione prosegue con circospezione, no non sembrano esserci intoppi. II mare e calmo. A bordo del Conte Rosso espleta funzioni di comando il capitano di vascello Giovanni Fubris. II caccia Freccia procede zigzagando alla sinistra del Conte Rosso per prevenire l'insidia sottomarina. Sono le 20.41. II sole, tramontato da non molto, ha lasciato nel cielo un chiarore diffuso che rende encore alta la visibilita. Purtroppo, non sono solo le vedette delle nostre navi ad usufruime. Un sottomarino inglese. l'Upholder, tristemente famoso per le perdite arrecate alla nostra Marina (si pensi al piroscafo Cagliari e alla nave da trasporto Lussin), e in agguato. Non ha difficolta ad inquadrare nel periscopio la sagoma del Conte Rosso. Partono due siluri. A guerra finite, si dire che il sommergibile non ne aveva altri. Fantasie di giornalisti? II Freccia ne avvista uno e lancia l'allarme. Troppo tardi. I siluri raggiungono il bersaglio a prua e a poppa del ponte di comando. La tragedia si esaurisce in pochi minuti, non più di una decina. Le testimonianze riferiscono particolari edificanti ad onore dell'equipaggio e del personale imbarcato. Pur nella concitazione di quegli attimi non si segnalano episodi di vigliaccheria. ne di disfattismo. Resasi subito evidente la necessità di abbandonare la nave, raggiunta dall'acqua che la inghiotte velocemente, vengono calate le scialuppe, gli zatteroni e quanto altro pub contribuire alla salvezza dei naufraghi. Qualche scialuppa si rovescia subito perche per la fretta viene effettuata erroneamente la manovra di ammaraggio; altre non sono subito disponibili perche sistemate l'una dentro l'altra. L'equipaggio si prodiga per far evacuare la nave in tempo utile, ma le condizioni dello scafo che si inabissa velocemente non permette la regolarita degli interventi. La nave sbanda paurosamente giungendo a sollevare la poppa: l'elica di destra emerge e si rende visibile alle altre navi che si allontanano a loro volta per non cadere anch'esse preda dell' aggressore. La prua scivola velocemente verso il fondo del mare, trascinando gran parte del personale ancora a bordo e risucchiando quanti cercano di allontanarsi a nuoto. per non essere riusciti a trovare posto nelle scialuppe o per essersi calati con le funi dopo aver esitato a lungo. Non e facile in quei momenti decidere su due piedi cosa fare, se affrontare I' incognita lanciandosi nel vuoto dall' altezza di venti metri o restare sulla nave in attesa di un miracolo che non pub avvenire, accettando l'ineluttabilita del destino. Figurarsi se a dover decidere se buttarsi o meno sono dei soldati, appesantiti dagli scarponi e dall'equipaggiamento, e che non sanno nuotare! Una prova di allarme, che prevedeva sia il caso di attacco aereo che quello sottomarino, era state effettuata la mattina stessa e, a giudicare dalla relazione del comandante delle truppe imbarcate, col. Angiolo Costa. era perfettamente riuscita. Tuttavia, complice i1 repentino affondamento del "Conte Rosso., il rispetto delle manovre stabilite viene vanificato dalla paura e dall'esitazione nelle quali cadono preda gran parte dei militari. Essi rimangono paralizzati quel tanto che basta per permettere al mare di ghermire circa la meta di quel carico di vite umane. Sui 2449 militari imbarcati (ma le cifre ufficiali sono discordanti), ai quali si aggiungono i 280 componenti dell'equipaggio, vengono restituiti alto vita e alle famiglie solo 1432 uomini. Vengono recuperate 239 salme, nelle ore e nei giorni successivi. Va reso elogio ai soccorsi tempestivamente prestati dalle unità di scorta. In caso contrario, le perdite sarebbero state ben più elevate. La reazione italiana all'attacco non tarda a farsi sentire. Bombe di profondita vengono lanciate alla ricerca del bersaglio. Si verra a sapere che. se l'attacco fosse stato protratto, il sottomarino non avrebbe avuto scampo. Ciò torna ad onore delle nostre armi perche le navi vengono distratte dalla ricerca del nemico per collaborare al salvataggio dei superstiti, mettendo da parte t propositi di vendetta. A 55 anni di distanza, riflettiamo sullo stesso destino che ha unito soldati e marinai provenienti da ogni pane d'Italia. Nello stesso evento, che ha visto protagontsta l'ufficiale di macchina Mario Culot, vengono coinvolti anche due miei concittadini, due figli del sod. II primoe l'artigliere Antonio Valerio. di Giuseppe. nato a Fonniail 17-1-1913, richiamato able anni; tl secondo a Antonio Troisi, nato a Formial'8-4-1921, soldato di levy, in forza alto 70^ batteria. Entrambi dispersi in quel fatidico 24.5.41. Posse la memoria nostra e quella delle generazioni future rendere omaggio al loro sacrificio, perpetuando nel secoli il nome di quanti hanno, con il Bono della propria vita, reso più grande l'onore d'Italia e più forte la nostra volonta di pace. Annibale Mansillo

Dal numero 2942

del 06/07/1996

pagina 5