CULTURA DIZIONARIETTO MITTELEUROPEO

- foto Didascalia: Johannes Urzidil Mebasser nel 1863. Ma il yiddish possiede altresì una ricca letteratura, che comprende tutti i generi letterari dalla lirica alla drammatica, dal romanzo alle divagazioni di filosofia popolare ed al manuale di edificazione religiosa. Ricorderemo Mandele Molte/. Serafim novelliere e filosofo, Birmbaum, Scialom Ash (popolare anche fra noi dopo le rappresentazioni del suo «Dio della vendetta»), Moritz Rosenfeld, il doloroso poeta dei canti del ghetto, e il più noto fra tutti Salom Alechem. (Da una nota di Felice Momigliano nel volume «Marienbad» di S. Alechem editore Bietti). URZIDIL. il cognome dello scrittore di lingua tedesca Johannee Urzidil, è una parola ceca, il participio passato di un verbo che indica, press'a poco, far ordine, •mettere a posto. Ma anche Kafka, si sa, vuol dire in cero cornacchia. D'alta-onde Slataper nel «Mio Carso», ricordava come il suo nome significasse originariamente in slavo penna d'oro o, com'egli scriveva, Pennadoro. E' sempre difficile rilasciare ad uno scrittore un passaporto culturale, specie quando l'autore, come Urzidil, viva o sía vissuto o interpreti quel favoloso e composito crogiolo plurinazionale che fu la Mitteleuropa di ieri e che è ancora, sia pure parzialmente in forme radicalmente diverse, quella di oggi. Sono hinternazionale, scrive U•rdizil, vivo dietro (in tedesco hinter) le nazioni, non al di sopra o a! di sotto di esse. Nato a Praga nel 1896, Uzidil, dopo gli studi universitari e la partecipazione alla prima guerra mondiale nelle file dell'esercito austro-ungarico, aderì con entusiasmo all'espressionismo, collaborando alle principali riviste del movimento ed accogliendo essenzialmente da esso l'istanza pacifista e umanitaria, per il superamento dei dissidi nazionali che frantumavano la civiltà sovr.azionale a lui così cara. In questo senso la sua posizione ideologica rivelava in lui, sin dall'inizio, il tipico intellettuale formatosi nell'ambito della cultura asburgica, con tutti i pregi e i limiti di tale atteggiamento, il sincero pathoe degl'ideali sovranazionali e l'insufficienza del presupposto meramente umanistico e apolitico di questi ideali, destinato a soccombere dinanzi alle forze ben più precise e concrete entro le quali combattevano. Ha scritto Sturz der Verdammten (RovMa dei dannati, 1919), Die Stimme (La voce, 1930), Die Memnonsiiule (La colonna di Memnone, 1957). Nel 1920 pubblicò, insieme a Werfel — anche per lui, come per Zweig, da fine dell'impero asburgico significò il crollo di ogni certezza e di ogni fiduciosa sicurezza — il testamento spirituale di Karl Brand, opera postuma di una delle più affascinanti figure del mondo letterario praghese. Urzidil toccò nella sua produzione campi e argomenti disparati, dagli studi su Goethe in Boemia ai racconti pervasi da un simbolismo metafisico e spiritualista, quali Barnabaal (1920-22) e Trama einee Loewenbaendigere (Sogno di un domatore di leoni, 1956), nonché una raccolta di novelle, Der Tra. ermantel (Il mantello di lutto, 1945). Nel 1939 l'invasione nazista lo costrinse a fuggire dalla Cecosìovacchia, prima a Londra e successivamente a New york, ove assunse la cittadinanza americana e iniziò una nuova fase della sua attività letteraria. Ha scritto un saggio goethiano ed il romanzo Dae grosse Halleluja (1959), che illumina significativamente l'itinerario spirituale di questo scrittore dalla Mittel europa al Far West, dall'antico cuore dell'Europa absburgica alla realtà attuale degli Stati Uniti. Sotto questo profilo la vicenda di Urzidil esemplifica, simbolicamente, la parabola di tanti intellettuali mitteleuropei dal vecchio mondo austro-slavo alla civiltà d'oltre Atlantico, una dolorosa e tragica odissea che ha coinvolte, soprattutto la cultura ebraica ma in generale .tutta una generazione di uomini e di scrittori dell'Europa centrale. Dal romanzo Hiob (Giobbe, 1930) di Joseph Roth ai racconti ed al romanzo «La famiglia Moskat» dello scrittore yiddish Isaac Bashevie Singer, le testimonianze di questo itinerario non mancano certo e continuano a dimostrare la loro validità. Urzidil ha scritto ancora «I ricordi memorabili di Gibacht» (1958), viaggio a ritroso nel mondo boemo, «L'amata perduta» (1956), canto d'amore a Praga, il «Trittico di Praga» (1960), il suo capolavoro, e «La foglia dell'elefante» (1962), raccolta di novelle. • Nel 1924 Urzidil — che gli fu amico fraterno — tenne il discorso commemorativo di Kafka, per la sua morte. (Dall'introduzione di Claudio Magrie al «Trittico di Praga», pubblicato da Rizzoli, per la traduzione di Mario Nordio e Vittoria Ruberl). Urzidil nel prossimo autunno sarà in Italia; a Trieste leggerà alcune pagine della sua opera, presentato da Claudio Magris.

Dal numero 1706

del 02/09/1970

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