ASSEMBLEA DELLA "FAMEIA CAPODISTRIANA„ L'INSEGNAMENTO DE£LLA STORIA - foto

LLA STORIA Rievocata dal dott. Nino Tomasi una pagina di ardore patriottico del passato che costituisce incitamento e sprone anche per il presente, contro ogni avversità ed ogni amarezza Didascalia:Un'antica stampa dl Capodistria che la Fameia.» ha messo a frontespizio del programma per la sua prossima attività a Trieste DOPO la serata ve:amarne entusiasti., di affetto, di cordialità capodistriana passata in compagnia di Sparino Schergat, medaglia d'oro al V. M. per aver, congiuntamente al suo capitano, Antonio Marceglia, pure Istriano, di Pirano, affondata la più grande corazzata inglese, la Queen Elisabetta nel parto di Alessandria d'Egitto con una impresa veramente leggendaria, la Farneia Capodisariana si è ritrovata in una assemblea straordinaria numerosissima, nella sede del Circolo 'siriano in via S. Pelli.. Oltre un centinaio di capodistriani, rappresentanti tutte le classi cittadine, senza alcuna distinzione, sono affluiti i por udire la relazione del presidente dott. Nino Tomasi che, unitamente a tutto il Consiglio Direttivo, ha lavorato assiduamente svolgendo quell'attività che è stata condensata nel paragrafo. diramato a tutti i soci e che recava nel frontespizio la riproduzione di una stampa della nobile città nel 1780. Aperta la seduta, il dott. Tra masi ha dato la parola all'avv. Lino Sardos-Albertini che ha sonato il saluto del presidente dell'Unione Istriani cap. Guido Cosulich. L'avv. Sardos he poscia fatto un quadro rapidissimo della situazione dell'Unione e delle Famiglie, augurando a quella capodistriana di progredire sempre più. Quindi il doti. Della Santa ha recato il saluto della direzione del Circolo 'siriano dell'Unione, auspicando che i capod.triani frequentino le rionionfi e le serate — anche per le signore — tutte le settimane. Un saluto speciale è stato portato dal signor Sason per la Famiglia M Verteneglio; tutte le altre consorelle hanno pure inviato il loro cordiale saluto ed augurio. Ha detto quindi il suo discorso il doti. Nino Tomasi, che da un anno e più presiede la «Fame., Egli ha, innanzi tutto iepnasa la sua viva soddisfazione per l'ottima riuscita dell'omaggio a Schergat. Ecco il testo del suo discorso: «In segno di plauso al vecchio patriota ed al maestro provetto, che da ben mezzo secolo sta sulla breccia alto sventolando il vessillo, che reca nelle sue pieghe a caratteri indelebili impresse le glorie nostre e le tradizioni avite, gli storici diritti e le patite ingiurie, gli scoramenti e le gioie — in segno di Ti.noscenza a chi, sperando sempre, rinnova ne' tiepidi le sperane di lin destino più bello — 'in segno di ammirazione, di stima e di affetto verso il brioso, quanto efficace nostro scrittore — a riprova che 'le sue sono opinioni nostre, TIOstri i suoi principi — ci è ,nato il pensiero di apprestare e di porgere in dono, a chi desideri, un migliaio di copie di questo suo lavoro, Nel quale, con logica stringonte, compagna all'evidenza de' fatti, con chiara piacevolezza di dettato, va indagando e dimostra quale siasi a travorso i secoli sviluppato il sentimento nazionale degli come ci siamo sentiti istriani prima, italici dopo, italiani ci sentiamo oggi che, conte stelle in ,tenebroso cielo, questo sentimento brilla di più vivida luce. Gradito vi giunga, o compatrioti, il modesto dono del come. E, strette le destre, facciamo giuro solenne che questo nobilissimo fra i sentimenti cosi divampati sapremo 'tramandare ai nipoti, come divampa oggi negli ,animi nostri, anzi, nelle lotte quotidiane contro l'avversa filrtuna, vieppiù ingagliardita a Serriamo le file or che il tdnico con più foia spavaldo tende adontare e aguzza le4tani irauginite e minaccia d'avitano-1 stia, la cultura 'romana, l'arte nazionale, la dolce favella. E gl'imprimiamo ancora una volta nella mente proterva il convincimento che ben po hanno i codardi, i maligni o gl'illusi negare e sconoscere questo vero retaggio, ma distruggerlo non mai. Il trionfo sarà nostro. E lo scriverà la storia. Capodistria, aprile 1889.. Perdonate, cari amici capo distriani, se ho incominciato la relazione con parole non mie, con parole che sembrano o potrebbero sembrare estranee alle solite relazioni che vengono sottoposte all'ap pronazione delle assemblee, relazioni che — per lo più —costituiscono semplice cronistoria di ciò che è stato fatto dimenticando spesso e voe lentieri di ricordare ciò che non è stato fatto e che si sarebbe potuto o dovuto fare. Ma noi 'non siamo conformisti e del resto non sarebbe nemmeno questa la sede per dirvi a quante cerimonie abbiamo partecipato, quante cene o riunioni o feste abbiamo organizzato, quante sedute abbiamo 'tenute, quali rappon ti abbiamo intrattenuto con le altre associazioni. Non mancheremo di dire anche questo nella relazione che vi presenteremo ullorchè nel prossimo mese di giugno 'terremo l'assemblea ordinaria.' Altro è do scopo di questa nostra odierna riunione. Mi è sembrato perciò che tornasse opportuno riportare le parole con le quali i giovani di Capodistria nel lontano 1889 presentavano monografia di Paolo Tedeschi dal titolo -Il sentimento Nazionale degli Istriani studiato nella storia.. Tanta storia gli istriani hanno Vi55111.0 da allora, eppure quelle parole sono più che mai di attualità. E noi siamo oggi qui riuniti per riai-fermare quegli stessi sentimenti, per stringerci .le do sue. e ripetere il solenne giuramento, per reagire ad ogni colpevole rassegnazione, per dire a noi stessi, ma soprattutto agli altri, che noi consideriamo la partita sempre aperta, che noi continueremo a lottare per la nostra santa causa tinche areremo respiro e che dopo di noi' saranno i nostri figli ed i nostri nipoti a continuare la santa battaglia finchè non saranno sanate le ferite che sono state inferte alla nostra amatissima 'stria, finchè non saranno definitivamente vinte ingiustizia e la sopraffazione, finchè la nostra Capodistria e con essa tutte le consorelle d'Istria e di Dalmazia non saranno liberate dal giogo straniero e riunite alla Patria. So troppo bene che queste affermazioni non sono oggi di moda. Sono passati appena sedici anni da quell'infausto 1947 e già si avvertono pericolosi sintomi di una diffusa mentalità di rassegnazione, di assenteismo, di adattamento, quasi che la situazione dell'Istria nostra frase ormai immutabile, quasi che Il destino delle nostre terre fosse definitivamente segnato. Ebbene, noi vogliamo e dobbiamo reagire a questa mentalità anche se ossa trae sempre nuova linfa da atteggiamenti più o meno ufficiali, più o meno palesi ad occulti di autorità di governo e di , partiti. E' questo il compito , che noi dobbiamo assolvere se vogliamo essere degni della fede dei nostri avi, se vogliamo meritare di chiamarci «istriani e capodistriania La storia ci insegna che nel' la Vi è di immutabile e di e' temo nelle vicende umane. Tanti imperi e regimi sono ',caduti e la storia 'recente della nostra Patria ce ne dà un chiaro esempio (scusatemi se non so usare la parala .pan' sei per riferirmi all'Italia e preferisco parlare di Patria o M Nazione. Quando sento parlare del «paesemi vien istintivo M pensare al formaggio .bel paese»). Quello che conta e che non vengano meno il sentimento, lo spirito di riscossa, la volontà tenace irriducibile di lottare per il conseguimento della meta. Anche se da tante parti si manifestano citi e proditori cedimenti, anche se si dimenticano o si finge di dimenticare tutti i delitti, le ingiustizie, i soprusi di cui fu vittima l'Istria nostra, and. se da varie fonti si blatera di avvicinamenti e di amicizie, anche se si osa parlare e scrivere di nuova atmosfera di comprensione dando credito alla cosiddetta Unione degli Italiani o considerando come benevola concessione degli slavi le quattro ezioni di letteratura a venti giovani di Capodistria e di Pirano o le serate di canzonette italiane nella nostra Piazza del Duca sto, anche se tutto questo avviene e ci amareggia, noi non ci lasciamo e non ci las.remo ingannare. Come non ci lasciamo ingannare dal fervore di opere e di attività che la Jugoslavia si dice abbia intrapreso nella nostra Istria e che tardi gazzettieri di qui non lasciano massi-ne per esaltare. Fatta ecce zione por Capodistria, dove — per evidenti motivi — sono state effettivamente eseguite molte opere, tutta l'Istria è in completo abbandono e Io sanno bene quei nostri amici che si recano nella nostra terra non per comperare la carne e le sigarette, non per consumare lauri pasti al Triglav, non per rifornire di pessina benzina il serbatoio delle proprie automobili, non per constatare inesistenti 'libertà concesse alla minoranza italiana, bensì per portare un fiore sulle tombe dei loro cari, per rivedere le nostre care cittadine che mantenutesi italiane attraverso i secoli, le invasioni, Je oppressioni hanno dovuto attendere l'era dei conclamati diritti dell'uomo, delle cosiddette aliberazionn per vedere -tecidere, infoias_ re, angariare, derubare i Joro cittadini, per sentire risuonare per le piazze, per le calli ed i campi., un linguaggio fino ad allora ignoto e restare deserte di quella gente roana, veneziana, italica che seppe nella storie rende. illustri, prospere e 'libere. Sappiamo bene l'accusa che ci sarà mossa: noi siamo no stalgici, fascisti, nazionalisti arrabbiati, guerrafondai. Ebbene questa accusa ci lascia indifferenti .1 anzi altamente ci onora. Abbiamo il privilegio di non essere legati ad alcun cadnaghino, di essere poveri, di non chiedere e desiderare aiuti da nessuno.. M discorso è seguita la discussione molto intensa e con la partecipazione di diversi soci, tra i quali il col. Almerigogna, il dota Della Santa, il de Bascggio, il dota Cheti., il doti. Burlo ed al. ancora. Il col. Almerigogna ha esortato i soci della «Fameia ad avvicinare i giovani. Il dott. Tomasi ha ancora letto alcuni squarci di una monografia dell'abate Tedeschi, pubblicata nel 1889 a Capodistria. L'abate Tedeschi si era intensamente occupato della situazione istriana mettendo in evidenza le assurde pretese degli slavi, i quali nulla contavano nella terra d'Istria, terra che in tutti i tempi è stata «solamente ed esclusivamente italiana-. La discussione è continuata sulla organizzazione della Famcia nel campo interno, segretaria.. A tale compito si è offerto do stesso interrocutore assicurando che la comunità istriana rappresentata dalla Fameia proaiderà certamente quota fra non molto con una serie di iniziative.

Dal numero 1314

del 06/03/1962

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