SMAREGLIA DA RISCOPRIRE FASCINO DI NOZZE ISTRIANE - COSTUMI DI DIGNANO NELLE NOZZE ISTRIANE. - foto

Giorni or sono, Radio Trieste ha trasmesso, ire due puntate, le Nozze Istriane» del nostro Smareglia. E' superfluo dire che, nese,landa la musica del nostro grande concittadino, mi sono commosso. Come rimanere, del resto, indifferenti quando Si riodono quel, soavi /melodie che ricordano, con tanta aderenza e tanto calore, la nostra terra, i nostri costumi? Come non partecipare al dolore di Marussa e di Lorenzo, o non sorridere alla furbesca doppiezza di Biagio o compatire lo grette,. di barba Manico? No, no, non ho potuto far a meno che qualche lacrima scappasse dai miei occhi che dopo tante sofferenze e disillusioni credevo, ormai, inariditi. A parte, però le sensazioni musicali, che ho ritrovate fresche e valide infatti la 17111sica di «Nozze !siriane» mi ha impressionato in maniera più forte 'forse delle prime audizioni, tanto grande la potenza del dramma e la purezza delle melodie, che ora forse comprendo a pieno iena melanconia profonda mi Ira tutto pervaso, iena melo, conia cosi piena come quella che avvolge il canto di Dae. Ali soli rivisto giovane di venti anni, nella nostra Poli tutta fremente per la fresca redenzione e avida di novella vita. Ho rivissuti gli entusiasmi della giovinezza uni sonvisto rannicchiato in iuta poltroncina del Ciscutti, durante le prove, appunto, di «Nozze Istriane, mentre Antonio Smareglia, in maniche di camicia, Si affanna. a tenere in pugno il complesso degli artisti (veramente ottimi). Ho rivisto il nostro grande musicista in piedi in fondo alla platea; le gambe leggermente divaricate, un po' curvo, cori il cappello a cencio sulle ventitrè e la immancabile cicca tenuta, so come, tanto era piccola, tra pollice e indice, anneriti dal fumo, fra i baffi ingialliti dalla nicotina. Povero, povero, il nostro grande Maestro. Non lasciava un momento M pace il figlio direttore. •Mario, fa ben marcar quel si Unione dell'oboe», «Mario, no sento le viole» Alano, ti son sordo, cosse sona i contrabbassi, E Mario si spazientiva e interrompeva le prove. Bei ricordi di un tempo che M. Ora nell'onda di iuta corette nostalgia, nelle dolci sensazioni che urea musica i trina nostra, mi procura, una , amarezza infinita riempie il mio animo. Ma è tirai possibile che un musicista della tempra di Antonio Smareglia resti ancora ignoto al pubblico italiano? E' mai possibile che teatri come la Scala o il Teatro dell'Opera (abbondantemente sovvenzionati con il nostro denaro) ignorino opere come «Abisso, Fatene», .Oceano e Nozze Istriane», senza ricordare gli altri lavori del Nostro, In Italia non si trova in uomo, tiri critico autorevole che nello squallore della odierna produzione lirica rivendichi il musicista Istriano? Si buttano via milioni per allestire spettacoli che, per la loro bruttezza e vuotezza, durano lo spazio di una notte, e non si è capaci di valorizzare tu: artista seno, geniale e onesto come Antonio Smareglia. E' ben triste tutto ciò. Ma io sono un ingenuo, il sopravvissuto. Oggi sono di moda gli urlatori, il festival di Sanremo è alle porte. Di che cosa mi rammarico; cosa posso sperare. C. P.

Dal numero 1360

del 12/02/1963

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