Di qua e di la del confine Dialogo aperto - foto

segue da pag.3 per un lavoro in profondita. I finanziamenti — occorre dirlo con chiarezza — sono tanti e notevoli, chiusi pertò, entro una gestione burocratizzata che esclude sinanco l'apporto consultivo. Si dovrebbe individuare un centro operativo, ristretto e funzionale, che puntualizzasse le cose essenziali e facesse cadere quelle di contorno. Io sono sempre convinto che in prima linea andrebbero messi i giovani con scuole, corsi, convitti per socializzarli nell'uso della lingua; con la stampa di fogli peché prendano pratica nello scrivere; con viaggi di studio che comprendano prese di contatto con i giovani delle località visitate; con la fornitura dei libri richiesti dai giovani stessi o con essi concordati. Credo sia questo il lavoro fondamentale da affrontare con co-stanza e determinazione, devolvendo a questo fine il massimo delle risorse disponibili, o chiedendone ulteriori se quelle esistenti si rivelassero insufficienti. In questo campo occorre provvedere anche con l'istituzione di corsi scolastici, laddove inesistenti, richiedendo at governo italiano di adoperarsi affinché siano rimossi ostacoli frapposti dal le autori ta jugoslave. Si sa bene che le esperienze sin qui fatte sono state deludenti. Dopo gli incontri di Buie, i rappresentanti italiani assicurarono il loro intervento per le questioni loro prospettate dalle rappresentanze degli esuli. Ma si sono poi arresi di fronte alle dichiarazioni di impotenza degli esponenti di Belgrado, in quanto si sarebbe trattato di problemi di competenza esclusiva delle comunita locali. Una impostazione del tutto inaccettabile net quadro d'una globalita di buoni rapporti e di rilevanti contribuzioni finanziarie ed economiche. E indispensabile altresi che accanto alla scuola possano svilupparsi forme associative culturali con la possibilita di dialogare senza remore con la Nazione d'origine per dare e ricevere apporti con libero, ampio interscambio. Occorre poi che la Comunita degli Italiani sappia esprimersi con maggiore autorevolezza. Ma questa é una esigenza di competenza di chi opera sul campo e pertanto ritengo inopportuna qualsiasi intromissione. Quello che auspico e che, sia pure da posizioni politiche diverse, si possa stabilire fra istriani at di qua e al di là del confine, un rapporto pia costruttivo, pia aperto, anche sul piano dello scambio del-le informazioni e delle opinioni. L'Arena di Pola, con la sua continuità quarantacinquennale, per quel poco che pub fare, tra l'altro contando esclusivamente sull'apporto dei lettori non avendo alcun aiuto esterno, e a disposizione sempre per dialogare, confrontare le idee, considerare tutte le pro- poste. E quello che stiamo facendo anche sui temi oggetto di questo incontro. Siamo percie aperti e disponibili ad ogni collaborazione che possa servire quale tramite di conoscenza della realtà istriana e possa costituire motivo di avvicinamento per cercare di comprendersi meglio. Mi auguro sinceramente che ciò possa verificarsi. E che 'al di la e di qua del confine possa per gli istriani essere cancellato in un riaccostamento che renda possibile l'operare assieme per conservare ciò che resta dell'istrianita. Anche perchè per motivazioni diverse le forze si vanno affievolendo e l'unione diventa perciò vieppiù essenziale. Ma dobbiamo fugare il rischio che questi incontri divengano ripetitivi e quindi retorici, privi di sostanza operativa. E necessaria perciò una reale volonta tesa a compiere atti concreti sul piano delle attivita da intraprendere assieme. Se riusciremo a far ciò, apriremo forse una pagina nuova per la storia dell'Istria, con qualche speranza in più.

Dal numero 2645

del 16/06/1990

pagina 4