Didascalia: L'autore del diario di guerra nel 1942 a Pireo
Nei priori mesi del 1945 la nostra attivita navale a Brindisi si compendiO tutta in continue esercitazioni at recupero siluri. Nel giugno, a guerra finita venne il momento in cui il Comando decise di man-dare in licenza i residenti in alta Italia. Fui anch'io tra quelli che s'imbarcarono un bel giorno su un cacciatorpediniere che avrebbe trasportato i militari in licenza sino ad Ancona, dove ognuno avrebbe dovuto arrangiarsi a proseguire con i propri mezzi. Mi ritrovai di tardo pomeriggio nel capoluogo marchigiano, solo e con tanta strada ancora davanti: mi misi in cammino, cercando di raggiungere la strada maestra, e a un certo punto riuscii a farmi prendere da un camion. Percorremmo diversa strada, giunti a destinazione, fui lasciato al mio destino Era buio; non potei che rimettermi a camminare. Non so nemmeno dove mi trovassi, quando mi vidi sbarrare la strada da un fiume su cui galleggiavano delle zattere, evidentemente adibite al guado; vidi anche una garitta. La sentinella gridò il chi va la; risposi: sono un marinaio italiano. Mi avvicinai per chiedere consigli su come proseguire il viaggio. II militare mi fece presenze che i mezzi non potevano viaggiare di notte e mi suggeri di fermarmi ad attendere il mattino. Mi sistemai vicino alla garitta, con la coperta sulle spalle, ed aspettai l'alba. Potei allora salire su un camion che mi portó sino a Venezia, al piazzale Roma. M'incamminai verso il ponte dell'Accademia, dove abitava la zia Nunziatina. Trovai riunita tutta la famiglia composta da sette figli (4 anni che non ci si vedeva). Mi fecero grandi feste. Passavano i giorni, io non sapevo decidermi a par-tire. Fin che un mattino, passeggiando per piazza San Marco, mi accadde di incontrare il motorista della MS. 15 Bruno Crasso, che si trovava anche lui nelle mie stesse condizioni. Decidemmo di andare assieme a Trieste, dandoci appuntamento per l'indomani..
II giorno dopo raggiungemmo Mestre in corriera, poi ci portammo sulla strada maestra. II primo pezzo di strada dovemmo farlo su un carretto a cavalli; poi salimmo su una camionetta miliare che stava trasportando a casa dei soldati. Percorremmo cosi tanti chilometri e lungo il tragitto il carico si assottigliava. A Cervignano un soldato che era arrivato a casa ci invitb tutti a fare una sosta da lui. I suoi parenti ci ristorarono offrendoci salumi, formaggio, vino. Giunti a Monfalcone, sceso l'ultimo soldato, restammo noi due.
L'autista si lasciô commuovere e decise di portarci fino a Trieste. Lungo la riviera di Barcola incontrammo un pasta di blocco di soldati inglesi, superato senza difficoltà. Sbarcammo in piazza Goldoni. II Crasso si incamminò verso San Giacomo, e io lungo il Corso; dopo 25 mesi di assenza assaporai la gioia di riabbracciare i miei familiari. Mio padre era a casa, sbarcato nel settembre del 1943 dall'Eridania (e da allora disoccupato); mio fratello maggiore si trovava in prigione in Palestina. Armando, che aveva 11 anni, si rendeva utile. Mia madre si adoperava a lavare la biancheria ai militari inglesi; Argia e Anita avevano tredici e nove anni.C'era carestia di olio. Con Bruno Crasso andai a Padova in treno. Attraversando la città avemmo la fortuna di imbatterci in un autotreno che stava completando il carico di fusti di ferro vuoti, ed era diretto proprio a Brindisi. Fu un viaggio penoso: ogni sobbalzo del camion si trasmetteva dritto dritto ai nostri sederi e alle nostre schiene, Crasso tiro fuori una scatola di fagioli e del pane che mangiammo di gusto. Al mattino arrivammo a Bari. Si dovette fare una sosta perche il camion aveva delle noie al motore. In serata arrivammo a Brindisi. Ci avviammo a casa della mia zia Concetta. Appena vide le condizioni in cui eravamo, voile scaldarci dell'acqua per farci lavare. Scoprimmo di avere entrambi la schiena di un bel colore blu. II mattino seguente ci recammo a comperare l’olio (20 litri a testa). Prendemmo un treno che andava verso nord, ma non si sapeva dove era diretto di preciso; ci sistemammo in un carro bestiame. Durante la notte consumammo le nostre provviste: pane e frutta. Al mattino il treno si fermi ad Ancona. Ci dirigemmo verso un convento; ci venne ad aprire un irate che ci fece entrare. A un nudo tavolo mangiammo della buona minestra. Camminammo poi tutto il giorno; la sera ci colse stanchi, anche perche gli zaini con l'olio ci affaticavano. Appena trovammo ai bordi della strada una casetta diroccata vi ci infilammo; ci sdraiammo per terra in compagnia di topi. All'alba ci rimettemmo in cammino. Un camion che trasportava gia altra gente, ci fece salire. Mi accorsi che anche i nostri occasionali compagni avevano la loro brava scoria d'olio. Giunti all'entrata di Fano, il camion fu fermato da due carabinieri. Vedendo i passeggeri e mangiando la foglia, ci portarono tutti in caserma: ai civili fu sequestrato Polio; io e Crasso, essendo militari, fummo trattenuti. Dicemmo che l'olio lo avevamo comperato in Grecia. Per la notte ci sistemarono su due brande. Il mattino decisero di sequestrarci i due recipienti da 20 litri e darci in cambio due lattine da 7 Iitri ciascuna. Rientrammo a Trieste sconsolati per il triste viaggio. Intanto ebbe termine la mia licenza e dovetti ripartire. Raggiunta Ancona con mezzi di fortuna, trovai il cacciatorpediniere che mi assicuró il viaggio fino a Brindisi e feci ritorno ai miei doveri. Essendo previsto che la Squadriglia Mitra Mas trasferisse la propria base a Venezia, in ottobre 1945 partimmo da Brindisi per raggiungere la citta lagunare: dopo aver fatto sosta a Manfredonia e ad Ancona, arrivammo a Venezia, e fummo aggregati alla prima Flottiglia Mas. Ai primi di dicembre fui convocato dal comandante, il Ten. di Vascello Emilio Scialdone, il quale volle congratularsi con me per l'ottimo comportamento che avevo sempre tenuto e per le prove di serietà e capacità, che avevo fornito alla Marina Italiana, avvertendomi inoltre che mi avrebbe proposto per la promozione a sottocapo nocchiere. II 15.12.1945 fui sbarcato e congedato con i seguenti meriti:promozione a sottocapo nocchiere e riconoscimento delle Campagne di Guerra 1941-42-43-44-45, concessione di tre Croci al MERITO di guerra, conferimento dell'encomio solenne per la battaglia sull'isola di Lero.
Alfredo Roma