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La nascita dell’Arena di Pola il 29 luglio 1945 a Pola è stato, per la città di Pola, per l'Istria e per la sua popolazione di lingua italiana, un evento che ne ha segnato la storia.
Le sue pubblicazioni sono state scandite da aspettative e speranze tradottesi poi in amare delusioni; dal duro confronto con una realtà che andava facendosi di giorno in giorno più drammatica sino a culminare nella tragedia, prima, della strage di Vergarolla (18 agosto 1946), poi dell’esodo ( febbraio-marzo 1947) ed infine il definitivo passaggio della nostra amata Città all’amministrazione jugoslava (16 settembre 1947); e, più in generale, con quello di centinaia di migliaia di giuliani, istriani, fiumani e dalmati destinati a pagare “sulla propria pelle”, più di chiunque altro, le pesanti conseguenze della sconfitta dell’Italia, dovendo lasciare le proprie terre, le proprie case, i propri affetti.
Di tutto questo, l’Arena di Pola, con una cronaca attenta, vissuta con profonda emotività da parte dei suoi direttori (Guido Miglia il primo, Corrado Belci, Pasquale De Simone, Piero Tarticchio, Silvio Mazzaroli e ora Paolo Radivo, è stata la testimone più immediata e diretta, elevandosi a “voce”, quando anche non “disperato grido” degli italiani di allora e di adesso.
La particolare valenza politica, e soprattutto umana delle sue pagine, che conferiscono a questo patrimonio di notizie un elevato valore storico documentale, è la ragione per cui il “Libero Comune di Pola in Esilio” ha ritenuto di elaborare questo progetto affinché nulla andasse perduto.
L’Arena di Pola, rappresenta “il libro sul quale forse un tempo chi si interesserà della storia della nostra terra andrà a leggere dove è andata la nostra gente, quale lingua spirituale parlava, quali ne siano state le ultime tracce e aggiunge Silvio Mazzaroli, direttore per dieci anni e promotore del progetto con Argeo Benco, quanto grande sia stato il suo amore per i luoghi d’origine e quali siano stati i buoni propositi e gli aneliti che hanno animato gli esuli ed i loro discendenti per preservare ciò che rimane dell’ITALIANITA’ dell’ISTRIA.
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