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Didascalia: L'allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi (al centro con il cappello) in visita nel 1949 a Fertilia di Alghero dove era stato avviato un insediamento di pescatori e agricoltori esuli dall'Istria; ma non nacque una nuova Pola
E ufficiale la Chiesa trentina ha avviato formalmente l'istruttoria per il processo di beatificazione di Alcide De Gasperi. II problema centrale al quale il tribunale ecclesiastico dovra dare una risposta se un uomo, che agisca nel mondo della politica, riesca a esercitare le virtu cristiane in modo eroico, senza che queste vengano meno nel continuo giuoco di interessi contrapposti e nei compromessi che una simile vita comporta necessariamente. Quando se ne parlò per la prima volta alcuni anni fa, vi fu quanto meno un notevole sconcerto in quella parte dell'opinione pubblica che non si riconosceva negli assunti di quella parte del mondo cattolico da cui partiva la proposta. Uno dei pareri più equilibrati, ma più critici che vennero raccolti dalla stampa, fu quello di Silvius Magnago, leader storico della SVP, che disse: «Come si fa a beatificare un politico? A prescindere dal suo credo partitico, chiunque calpesti il terreno della politica, prima o poi è costretto a misurarsi con questioni tutt'altro che pulite. Per noi altoatesini, poi, sarebbe uno schiaffo.. E ciò perche individuava in De Gasperi uno dei maggiori nemici dei diritti di quella popolazione.
Ora questo giudizio torna sulla pagine dei giornali, accompagnato ad altri ancora piu severi, che ricordano come nella sua carriera l'uomo abbia peccato di intransigenze, e di atteggiamenti sprezzanti verso i suoi avversari, che nulla avrebbero a spartire con le virtù cristiane necessarie per salire all'onore degli altari.
Non mi pare superfluo che se ne torni a parlare anche su queste pagine, data che noi, profughi istriano, abbiamo qualcosa da portare sul piano della bilancia can cui la santita di De Gasperi dovra essere pesata. Da parte nostra abbiamo da opporre un dubbio ed una certezza. II dubbio riguarda il barat to di cui lo statista trentino (prestato all'Italia...) viene frequentemente accusato e cioè di aver sacrificato gli italiani dell'Istria (una maggioranza, che in Italia volevano restare) in cambio dell'integrita dei confini settentrionali con l'Alto Adige la cui popolazione, prevalentemente tedesca, con l'Italia non voleva restare. il nostro è un dubbio, perchè negli ambienti governativi ed in casa DC si a sempre negato questo scambio e non risulta neppure che fino ad ora siano state trovate prove di trattative internazionali segrete. Però qualche voce tra gli esponenti dell'autonomia altoatesina, che ci sia stato un sacrificio cosciente e intenzionale degli italiani dell'Istria per non cedere sull'Alto Adige, è circolato: e questo fatto che dall'altra parte danneggiata dal baratto sia stata fatta circolare questa voce mostra come non solo in Italia si sia sospettato che in quella occasione il. comportamento di De Gasperi non sia stato limpido, e che ciò che poi e avvenuto non sia stato proprio frutto del caso. Se ne parlano anche le fonti vicine all'Austria, non sara perche li si sa qualcosa di più concreto? Ma anche riconoscendo che baratto esplicito non ci sia stato — in mancanza di prove concrete — nessuno ci persuadera che dovendo sostenere contemporaneamente le due diverse rivendicazioni, da parte austriaca e da parte jugoslava, egli non abbia difeso con più calore e accanimento quella che lo toccava più da vicino. Pena egli non poteva ignorare, come uomo e statista, che le situazioni etniche locali orientavano diametralmente in senso contrario alle soluzioni che si andavano prospettando e che privilegiavano una concezione colonialista della politica internazionale.
La certezza, per noi profughi istriani, è che il suo atteggiamento verso il nostro esodo costitui un peccato tutt'altro che veniale; egli ne respinse l'idea fino a quando non fummo noi, con la nostra precisa determinazione, ad imporglielo e comunque lo defini, pretendendo che accettassimo il suo giudizio, un errore storico. Egli era perfettamente al corrente, perche il nostro CLN lo aveva documentato ampiamente, dei bagni di sangue già subiti dagli istriani solo perchè erano italiani e perciò non poteva chiudere gli occhi per fingere di non prevedere il costo che , in sacrifici materiali e morali, oltre che in vite umane, noi avremmo dovuto pagare per tentare inutilmente di difendere l’italianita della nostra terra. In lui prevalse una ragion di stato che forse, a distanza di 4 o 5 decenni, avrebbe potuto essere premiante, ma che condannava una intera popolazione, per pin generazioni, ad un immane martirio. E questo non pare proprio spirito cristiano tale da meri tare come premio un'aureola ben lucidata. Non discuto sui molti meriti politici dell'uomo in vane altre circostanze, ma io, di candele, non andrei certamente ad accenderne davanti le sue immagini. Sarebbe molto utile che le nostre Associazioni, federate o meno, se si sono riposate dalle fatiche inutili di certi balletti elettorali prendessero in seria considerazione I'opportunita di far sentire il nostro parere in merito e si facessero parte diligente per far giungere gli atti del nostro esodo al tribunale ecclesiastico competente per la causa di beatificazione, perche in quella sede si possa giudicare la rilevanza delle nostre riserve. Sempre che in quelle Associazioni non prevalgano i fautori di un riavvicinamento a tutti i costi all'attuale minoranza italiana dell'Istria, i quali sembrano prossimi ad arrivare al la conclusione che De Gasperi aveva ragione e che ad aver torso siamo state tutti noi 350.000.
Gigi Muggia