Dal saggio per l'esame di storia presentato all'Universita di Venezia dal laureando in filosofia figlio di Amedeo e Irma Ubizzo, nostri cortesi collaboratori.
Didascalie:
Ara votiva scoperta a Parenzo nel 1845 era le rovine del tempio a Nettuno (xilografia di Tranquillo Marangoni)
Vaso a decorazione geometrica emerso dagli scavi a Nesazio e poi custodito nel Museo di Pola
II teatro romano rivelato dagli scavi a Pola
II veneto campanile di Rovigno visto dal molo
Palazzo Besenghi a Isola d'Istria
PRIMA PARTE t
.Asceso nell'anno 829 al Dogado di Venezia Giovanni Partecipazio, gli Slavi Narentani, (provenienti da Narento, citta della costa dalmata, attuale Serbia), i quali tenevano la parte meridionale della Dalmazia, ed esercitavano arditissimamente la pirateria a danno dei Veneziani e degli altri popoli dell'Adriatico, gli spedirono un ambasciatore, c fu stipulato un trattato di pace, che per6 quella fiera gen te sovente violava. Costoro erano serbi ed ancor pagani di religione e ferocissimi. I contermini loro Slavi Croati infestavano parimenti il mare ed i paesi litoranei. Laonde i Veneziani dovettero più volte intraprendere contro entrambi questi popoli delle spedizioni guerresche.. Cosi potrebbecominciare unastoria dei rapporti fra Venezia e le popolazioni che abitavano l'Istria e il litorale della Dalmazia intorno all'anno 1000. Una storia nella qua-le gli interessi commerciali, la difesa della navigazione, e la pirateria, si fondono. Sembrano cosi ripetersi le vicissitudini che, per ironia della storia, anche i Romani dovettero traversare con gli Istriani, prima di giungere alla creazione della provincia romana, più tardi aggregata da Augusto alla Decima Regio, denominata.Venetia et Hi-stria., nel 27 a.C. Infatti: .Domata dopo la lunga seconda guerra la formidabile emula Cartagine, cess6 il più forte ostacolo al dilatamento della potenza romana. Assoggettati i Veneti, e conquistata la Gallia cisalpina, Roma non tard6 a meditate la conquista del paesi di qua delle Alpi Giulia abitati dai Carni, dai fieri Norici, Giapidi ed Istriani, dai quali erano continuamente minacciati i loro possedimenti veneti. Deliberarono quindi nel 183 a.C. la fondazione (...) di Aquileia, in prossimita dei Carni e degli Istriani. Questi ultimi ben comprendendo che la colonia sarebbe stata la base delle operazioni contro di loro, per lungo tempo tentarono di impedirne l'esecuzione..
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Nel 183 a.C. M. Claudio Marcello, ebbe l'incarico di do-mare gli inquieti istriani; entre nella penisola ma senza riuscire a debellarli. Due anni dopo il pretore Fabio Buteone comandante della Gallia cisalpina, per far cessare le continue scorrerie dei pirati istriani, entre con il suo esercito nell'Istria e fren6 la popolazione irrequieta. Per due anni gli istriani stettero buoni; nel fmttempo la colonia romana era già insediata con 3000 pedoni e 240 cavaheti e relativa distribuzione di terre. Intanto al domato padre era succeduto Epulo re degli istriani, giovane e fiero, tI quale mal sopportando di non poter continuare la vita avventurosa delle scorrerie, cominció a farsi amica la gioventii bellicosa, e a far armaments. II console Aulio Manlio Vulsone, il duumviro navale C. Furio e tribuno
militare M. Ebuzio con i loro uomini, mossero verso PI-stria senza attendere l'ordine del senato. La battaglia fu cruenta e gli istriani subirono una grossa perdita (sembra 8000 uomini)- i consoli per6, non ritennero opportuno continuare la battaglia inseguendo il re Epulo e i suoi uomini, e, vista l'avanzata stagione, decisero di svernare ad Aquileia.
Nel 177 a.C. erano stati nominati, intanto, nuovi consoli e a C. Claudio Pulcro toccO la provincia d'Istria oltre a 22.400 uomini di fanteria, 900 di cavalleria e 10 navi quinqueremi per continuare la guerra. Ma i consoli uscenti, con grande disappunto del nuovo incaricato, volevano finire la guerra, da loro iniziata, prima del suo arrivo, mancando ancora I'investitura formale e ufficiale. A partire dalla primavera, entrarono in Istria saccheggiando e devastando. Epulo, raccolta la gioventti, con il fiero desiderio di vendicare lo strazio che del paese stavano facendo i romani, il attacch con impeto in campo aperto ma non pote resistere a lungo alla forza nernica, che uccise 4000 dei suoi. I restanti si rinchiusero nelle loro citta fortificate e mandarono legati al campo romano per chiedere pace. Sospese le ostilita, le trattative andarono ben presto a vuoto. Nel Prat tempo il neo console Claudio, adirato ma senza investitura, arriva in Istria-desideroso di procacciarsi gloria ma l'esercito non lo riconosce comandante. Tornato a Roma, tenuti gli auspici, presi i voti, vestiti i littori Lorna subito indietro e vi trova i consoli Giunio e Manlio che costringono Nesazio, forte citta di Epulo, e gli Istriani ,stretti in assedioo. Claudio, arrivato finalmente investito, liquida il vecchio esercito, e con il proprio continua l'assedio. Gli istriani già da lungo tempo tenevano con valore, nonostante le macchine che battevano le mura. II console decise di privare la citta dell'acqua addirittura deviando 8 torso di un fiume che lambiva le mura di Nesazio. Gli assediati, colti da disperazione ma sdegnando di chiedere pace ed arrendersi, si diedero a trucidare le donne e i figli gettandone oltre le mura i corpi per non vederli ridotti in schiavitti. I romani allora attaccarono e penetrarono la citta; Epulo capi che il suo regno era finito e si trafisse. Tutti gli altri vennero uccisi o fatti prigionieri e la citta venne rasa al suolo. Stessa fine fecero Mutila e Faveria, altre due citta degli Istriani, dopo una forte resistenza. II bottino per i romani fu più cospicuo di quanto pensassero, poiché ritenevano povera la regione: buona somma di denaro, 5632 persone vendute schiave, gli autori della guerra flagellati e decapitati. A Roma fu Testa pubblica per due giorni. L'Istria fu domata e da al-bra rimase soggetta ai romani.
I romani, come usavano fare, ben presto presero piede in Istria; lingua, costumi e leggi, vennero gradatamente estesi a tutta la provincia. Della vicende dell'Istria, come durante la repubblica, cosi anche durante l'impero, ci so-no giunte notizie scarsissime; sotto gli imperatori essa tocco ii massimo grado di floridezza; i suoi insigni monumenti sono di quell'epoca: statue, sarcofaght e l'arena di Pola. Le citta della costa istriana favorite da un mite e dolce clima, divennero luoghi di soggiomo delle famiglie patrizie romane e della stessa famiglia imperiale, si abbellirono di sontuose villa e palazzi, di team e templi che ancora oggi sfidano i secoli, sorsero industrie di notevole importanza come quella della tessitura delle lane e della tintoria della porpora e fabbriche di ceramiche. Anche l'agricoltura ebbe notevole sviluppo, i suoi prodotti venivano inviati sue mercati di Roma ed erano preferiti dalla mensa imperiale nonche in tutte le locali ta delle terre venete. Plinio narra che Giulia, moglie di Augusto, dovesse la sua longevity al vino bianco .Pucinuum..
Da questo momento il gruppo etnico istriano origina
rio si fonde con quello veneto - romano. Alla caduta del
l'impero romano d'occidente (476), I'Istria vide riversarsi
nelle sue terre le orde barbariche infiltratesi per la sella
di Nauporto: passarono quadi, marcomanni, visigoti, gli
unni, i turcilingi, gli etruli, i rugi di Odoacre, gli ostrogo
ti ma non le popolazioni slave (vindi e grobati) che venne
ro verso il 604, al seguito dei longobardi. Sara Carlo Ma
gno due secoli più tardi, a dare a queste tribal slave larga
ospitalith dopo averle convertite al cristianesimo; prima
i ripetuti tentativi di penetrare il suolo istriano e ttaliano
erano stati respinti dai duchi del Friuli e dai veneti. An
che i veneziani dopo la paste del '600 ripopoleranno le cam
pagne con slavi e croati portati dal sud della Dalmazia.
Davide Ubizzo