CARTOGRAFIA ELOQUENTE Bale? Che significa? - Claudio Fontanive – foto

Didascalia: Parte della carta dei Domini Veneti di G.B. Homann in una tarda edizione del 1752 Mi sono spesso chiesto perché i nomi di città, paesi e villaggi dell'Istria hanno subito radicali mutamenti dopo il 1947. La risposta che pareva piú ovvia era quella della italo-fobia dei nuovi occupanti che erano subentrati all'Italia. Tutto quello che sapeva. anche lontanamente. di italiano doveva essere eliminato e cambiato. sostituendolo con nomenclatura slava o, quantomeno, slavizzante. Questo ragionamento era. però, solo parzialmente rispettoso della verità. Infatti i nomi che avevamo appreso in gioventù. non erano stati inventati od introdotti dagli italiani ma avevano avuto origine molti secoli prima: di conseguenza i mutamenti cui sono stati sottoposti in epoche posteriori erano attribuibili ai nuovi venuti. Perciò la nuova realtà politica fece sí che Istria diventò Istra, che Pola diventò Pula, che Quarnero diventò Kvarner, che Veglia diventò Krk, che Cherso diventò Cres, e cosí via per centinaia di altri nomi. In questi giorni ho avuto l'occasione di prendere in mano e di esaminare con il giusto approfondimento un libro che avevo acquistato alcuni anni or sono ma la cui lettura non avevo mai avuto tempo di approfondire. Trattasi del «Theatrum Adriae»di Luciano Lago, edito per i tipi delle edizioni Lint di Trieste. In esso viene passata in rassegna, con molto scrupolo, la cartografia del passato, dalle Alpi all'Adriatico, comprendendo il periodo storico che intercorre dal XII secolo al secolo XVIII. Orbene, riferendosi in modo particolare all'Istria, nella cartografia rappresentata vengono evidenziate realtà che erano di uso comune quando l'Italia esisteva solo come semplice entità geografica. Tanto per cominciare prendiamo in esame la Tabula Peuntigeriana attualmente conservata presso la Biblioteca Nazionale di Vienna. E' una carta unica come compilazione: infatti è divisa in 12 segmenti verticali di 34 centimetri di altezza accostati uno all'altro in modo da formare un unico nastro lungo quasi 7 metri. I segmenti numero 3 e 4 si riferiscono alle nostre terre ed il numero I, mai trovato, rappresentava la penisola iberica. La sua datazione non è certa ma si ritiene che si tratti di una copia medioevale, risalente ai secoli XII-XIII, di una carta originale romana dell'età imperiale. Nei due segmenti che ci interessano possiamo leggere facilmente i nomi Istria, Pola, ed ie Pullaria (nome romano delle isole Brioni) e non Histra, Pola e Brijuni! Risalendo a tempi che potremmo definire... piú recenti troviamo la carta Pisana cosí detta perché attribuita a Pisani, considerato il primo elaborato di cartografia nautica. Dai più è fatta risalire alla seconda metà del secolo XIII. Nella parte che si riferisce all'Adriatico settentrionale, si legge il nome di Parenzo. Nel 1311 certo Pietro Visconte, cartografo che operò prima a Genova, dove era nato, e poi a Venezia, compilò una carta nautica nella quale le coste istriane sull'Adriatico assumono l'andamento tradizionale che sarà valido anche per i tempi successivi. In essa si legge il nome Pola. Molto più recente è la carta del Golfo Adrian di Pietro Coppo, databile 1524; vi si distinguono con facilità i nomi Isola, Salvore, Umago, Quieto, Parenzo, Rovigno, Pola, Fiume, Promontore e Zara. Andando avanti con gli anni, esiste una stampa del bacino orientale del Mediterraneo di Andrea Vavassori, detto Guadagnino, datata 1539. nella quale sono ben leggibili i nomi di Isola, Umago, Cittanova, Parenzo, Rovigna, Pola, Galiola, Ossero, Cherso, Zara e molti altri. Nella tavola d'Italia del Codice Tolemaico Laurent Plunt XXX I, databile nella seconda metà del '400, riscontriamo i nomi di Pirano. Istria. Cittanuova, Parenzo, Rovigno. Albona e Pola. Della prima metà del '500 è la carta del Gastaldi. denominata Patria del Friuli, che riporta, con la massima chiarezza, i nomi dell'Istria, di Capodistria, Isola, Cittanova, Parenzo, Pala, Promontore e Galiola. Da tener presente che tutti questi nomi erano impiegati nella cartografia, che chiameremo ufficiale, molto prima che l'Istria potesse essere delineata e rappresentata come effettivamente è. Infatti, ad esempio, nella carta dell'edizione tedesca della Cosmografia del Munster, che risale al 1550. l'Istria è disegnata in maniera talmente grossolana da essere quasi irriconoscibile; tuttavia vi si possono leggere i nomi di Isola, Capodistria, Pola. Arsia e Cherso. Nella tavola 16 del cosí detto Atlantino Padovano, che raffigura la penisola istriana e le isole del Quarnaro, si legge Istria, Capodistria, Salvore, Fasana, Pola, Promontore, Medolino, Merlera, Galiola, Albona. Fianona. Sanvincenti, Valle e parecchi altri. Per finire questa breve scorribanda nella cartografia medioevale, ritorniamo, ancora per un momento, al già citato Pietro Coppo che, nel 1525, raffigurò l'Istria con grande dovizia di particolari e di nomi tra i quali figurano quelli di Isola, Fiume, Portole, Montona, Umago, Cittanova, Parenzo, Valle, Barbana, Rovigno, Pola, Promontore, Albona, Fianona. A questo punto penso che non sia necessario ultimare l'esame della cartografia del XVI secolo e dei successi vi secoli XVII, XVIII e XIX perché, credo, di aver esaurientemente dimostrato che i nomi istriani, come li conoscevamo noi e come sono rimasti impressi nelle nostre menti, non gli ha imposti l'Italia ma esistevano già parecchi secoli prima. Se c'è qualcuno che ha manomesso arbitrariamente questi nomi questo è l'ultimo occupante: Jugoslavia, Croazia e Slovenia. Lo ha fatto ad esclusivo beneficio del suo ben conosciuto sciovinismo. Nella cartografia medioevale e, quindi. di epoca non sospetta, non compaiono nomi come Histra, Koper, Savudrija, Pola, Porec, Rijeka, Cres, Montovun. Navigrad, Vrsar, Rovignj, Labin, Rasa, Plomin e Bale. Ed è proprio questo ultimo nome quello che mi fa maggiormete incazzare. Passi per i nomi tradotti in lingua slava (come ad esempio Cittanova che è stato variato in Novigrad) ma Bale non vuol offrire proprio niente. In questo caso l'originario nome di Valle è stato modificato in Baie. Ma Baie, da quanto ne so io, non significa nulla. né in Italiano, né in croato né in nessuna altra lingua del mondo. Se fosse scritto con due elle qualcosa potrebbe significare, ma con una elle sola non rappresenta niente. L'esempio dimostra che molte volte si è cambiato solo per il gusto di cambiare! Per chiudere il discorso, mi sembra opportuno ricordare la Carta del Dominio Veneto di Giovanni Battista Homann: appartiene ad una tarda edizione del 1752, mentre il suo originale risale agli inizi del secolo XVIII. Per leggere i numerosi nomi in essa riportati è indispensabile l'uso di una lente d'ingrandimento e si potranno decifrare quasi tutti. Dopo quarant'anni dalla pubblicazione di questa carta la storia avrebbe cancellato anche i nomi dei posti e delle località! Che tristezza... Claudio Fontanive

Dal numero 3059

del 07/11/1998

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