Fervente irredentista. fu Consigliere comunale e animatore della Lega Nazionale e della Società operaia
Sei morto per il tuo ideale , disse la madre di Nicolò Ferro, reprimendo il singhiozzo, in faccia allo sgherro incaricato dal comando militare di Graz di comunicarle la morte del
figlio immolatosi per la patria sul Carso.
La madre seppe in ogni tempo del sentimento nutrito dal figlio, conobbe i suoi ideali e con compiacimento lo seguiva nelle lotte da lui sostenute contro l'espansione delle forze, che volevano insidiare nei nostri paesi la purezza del sentire e conculcare i diritti istriani.
Nicolò Ferro figlio di Antonio nacque a Digitano il giorno 8 marzo 1883. Il padre, nato a Fasana, venne a Digitano per ragioni di commercio, ove si sposò con Valentina Giachin, di antica casata dignanese, legata in parentela con la nobile famiglia dei della Zonca Ebbero due figli: Giuseppe (morto nel 1936) e Nicolò che mori a Vertoiba nel 1916, per la gloria d'Italia. Il nostro eroe, dopo la scuola elementare, studiò nella media tecnica provinciale di Pisino e poi si dedicò al commercio in Dignano.
Dalla stirpe marinara di Fasana ereditò una pronta chiarezza nell'osservare e dal popolo di Dignano la fierezza dell'operare. Di questa fierezza aveva il cuore pieno e mal sapeva frenarla sotto un governo illegittimo. Fiero quindi di ogni suo gesto, operoso e costante nella vita politica provinciale e cittadina. Talvolta viene colpito dalla polizia e ne esce più rinforzato nell'animo; rimane dignanese, anzi campanilista nel più nobile significato della parola.
Nel periodo amministrativo del podestà Giovanni dott. Clava, gli elettori di Dignano lo vogliono nel consiglio comunale ed egli occupa quel seggio con amore e costanza. Nella Lega Nazionale, presieduta dal poeta Riccardo Pitteri, assertore della fede istriana, Nicolò Ferro ispirò sempre il suo amore al Gruppo di Dignano. Nel 1910, nell'occasione degli annuali festeggiamenti della Lega, egli lancia un patriottico appello alle città d'Italia e per sfuggire alla censura poliziesca porta i manifesti a Udine da dove poi essi volano pel Regno, e al comitato locale giungono lettere di incitamento e aiuti pecuniari.
La Società Operaia lo vuole nella direzione; la Biblioteca popolare lo accoglie; tutte le corporazioni che hanno un labaro puro non disdegnano il suo braccio, il suo amore, e sino alla fine del 1914 dimostrò nella direzione della Nuova Cassa Rurale fondata appunto con lo iscopo economico - nazionale, ferma attività in ogni passo che fa il sodalizio.
Qui - con l'esempio - Nicolò Ferro - temprò il valore del centesimo - che non disperso - fa grande la Patria -come il petto dell'Eroe.
Così la Nuova Cassa Rurale lo ricorda nel suo atrio.
Nicolò Ferro si esalta nelle memorie dei combattenti giuliani del '48 ed ama sentire, già da giovanetto, raccontare dalla bocca del dottor Ercole Boccalari i ricordi politici dell' epoca, quando egli, avvocato fu maggiore di Garibaldi a Roma. Nicoletto, ricorda con fervore la memoria di un suo parente, Vittorio Vittori di Dignano, che operò a favore dell'Italia con Garibaldi e fu poi maggiore della R. Marina.
Quando l'Austria dichiara guerra alla Serbia ín seguito alla tragedia di Saraievo (28 giugno 1914), Nicolò Ferro è pieno di entusiasmo, egli intravede una radiosa alba serena e pregusta l'infrangersi rumoroso di una catena secolare e corre là ove si cospira.
Ritorna a Digiuno, da Udine, con ardenza maggiore e nel dicembre 1914 lasciò la madre teneramente amata e riparò oltre il confine ove viene 'accolto a Udine, non più perseguitato. In quell'ambiente di primavera italica viene salutato dagli istriani e dai triestini e porta fra loro una nota fresca di libertà: è la voce di una nobile terra oppressa e stanca. Cosi si fa coadiuvare dal compianto Ugo Zilli di Udine e da Carlo Banelli di Trieste ed attende sereno una data fatidica: il 24 maggio 1915. Si fa soldato. Il 5 giugno 1915 è già arruolato a Sacile ed assegnato al sesto Compartimento automobilisti di Mantova, appartiene così alla seconda Armata Friuli e nel gennaio '16 viene richiamato o Udine. Nel maggio 1916 frequenta il corso d'istruzione per ufficiali e poi passa al distretto militare di Sacile col grado di sottotenente nel 106.mo Batt glione della Milizia territoriale a Pordenone. Dopo due mesi chide, coi fratelli Finetti di Torino e con altri Colleghi di Udine, di venir mandato al fronte. Parte 1'8 luglio, per l'alto Vicentino. Non soddisfatto ancora chiede di passare al fronte carsico e entra nel 95.mo Fanteria, Brigata Udine, col nome di Nicolò Farina. S'incammina tosto sulla linea del fuoco, raggiungendo la meta della sua vita. Si getta con ardore nel gorgo della guerra, non rischiva g1i spaventevoli strumenti di morte e con lo esempio entusiasma i suoi e si avvia così a gustare la
Sagra di Santa Gorizia . Vede splendere la vittoria sul Monte Santo e fra il sangue e il fuoco discende a Gorizia.
Scrive al dignanese Giovanni Davanzo a Pordenone, in data 8-9 agosto:Sono entusiasta di avere avuto la fortuna di entrare fra i primi nella Gemma degli Asburgo - e in data 15 agosto, ancora al Davanzo, avvertendolo che tosto sarebbe entrato in combattimento dimostrandogli 1' ardente desiderio di trovarsi a contatto con l'eterno ed odiato nemico L'attacco che egli desidera non tarda. L'Eroe si slancia animoso là dove più fitta è la mischia in mezzo alla tempesta della mitraglia, dando sempre ai compagni l'esempio di ferma intrepidezza.
Fece l'offerta della propria vita alla Patria, a Vertoiba, quando gli ultimi raggi del sole languivano nel golfo di Trieste; e nello spasimo della morte, intravede la vittoria.
Pianse e ti ricordò la madre tua; ti ricorda sempre Dignano, ti ricordò la sua gioventù che sulle tue orme pugnò per la civiltà nell'A. O. salutando il Re
Alla morte bella sull'aspro Carso - Nicolò Ferro -
si arrese e sorrise al vaticinio - di nostra Redenzione - 15 agosto 1916 - 20
settembre 1919.