APPUNTAMENTI ROMANI Luciano Muscardin. prodigioso Presidente della Lega Fiumana e della società musicale Tartini Opera per la tutela di cultura e tradizioni - Giuseppe Schiavelli

foto Tra le personalità fiumane residenti a Roma vi è il prof. dott. Luciano Muscardin. E' il più noto dermatologo d'Italia. Primario dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata, il più importante ospedale italiano in questa specializzazione, consulente dermatologico del Bambin Gesù altro grande ospedale, anzi il più moderno del Centro Sud, si è specializzato, altresì, nella «dermatologia cosmetologica», tanto da essere scelto quale rappresentante per l'Italia tra gli esperti del Comitato scientifico di cosmetologia della Comunità Economica Europea. E', fra l'altro, libero docente in .dermatologia ed insegna nelle Scuole di specializzazione universitarie dell'Università Statale e della Cattolica. Ha al suo attivo oltre duecento pubblicazioni e saggi scientifici riguardanti la dermatologia specie quella inerente la «cosmetica». Ha partecipato e partecipa a tutti i congressi nazionali ed internazionali di cosmetologia, tiene conferenze mediche in Italia e all'estero ed appare spesso nelle rubriche mediche della Radiotelevisione italiana e in quelle private. Spessissimo lo si sente anche alla Radio statale. Ebbene, il prof. dott. Luciano Muscardin è presidente della Lega Fiumana. Siamo andati a trovarlo nella sua accogliente abitazione in via Guattari 15 e gli abbiamo portato via qualche oretta dalla sua intensa attività professionale. Da notare che per avere un appuntamento con lui occorre prenotarsi almeno quattro mesi prima. Per i fiumani, però, fa eccezione. Lo stesso per i fratelli istriani o dalmati. Per essi trova sempre un ritaglio di tempo, magari nella sua casa, e spesso non vuole che gli si paghi l'onorario. Anzi spessissimo. Noi gli avevamo telefonato qualche giorno prima. Gli avevamo detto che volevamo scrivere un articolo su di lui. Dapprima ha esitato ma poi non ha potuto dirci di no. La nostra conoscenza con lui, infatti, risale a tanti anni fa. Nel 1963, ad un raduno nazionale dei fiumani, tenutosi ad Ancona, certo il più bel raduno sia per la partecipazione totalitaria degli esuli, sia perché fatto al cospetto di quel mare Adriatico che ci ricorda la nostra infanzia e la nostra giovinezza. Ci scambiammo le rispettive idee su come tramandare la cultura, gli usi e le tradizioni della nostra città. Rimasi colpito dalla chiarezza delle sue vedute, dalla modernità delle sue concezioni sull'«irredentismo» e dalla serietà e riservatezza con cui presentava la sue idee. Ricordo di averlo citato nel libretto che scrissi in quell'occasione su incarico del Segretariato nazionale delle Leghe Fiumane presieduto, allora, dal compianto e indimenticabile amico di tutti i fiumani: il dott. Arturo De Maineri! Ebbene, a distanza di ormai ven'anni, Luciano Muscardin conserva le stesse vedute, mantiene le stesse idee. La vorticosa dinamicità che caratterizza i nostri tempi, dinamicità che ci ha portato, nel frattempo, sulla Luna e che ci porta ogni giorno più lontano lungo le infinite rotte dello spazio e che, nello stesso tempo, fa sì che i rapporti tra le nazioni e, quindi, tra gli uomini devono andare oltre la fredda schematica dei confini con reticolati e accesi sciovinismi, ha contribuito a dargli, a darci, ragione. Al posto di quelruirriducibile» irredentismo che accese le menti e il cuore dei nostri eroici predecessori e li portarono all'azione, si è fatta strada l'idea fondamentale che in luogo del!a «violenza» vi deve essere il «ragionamento» e questo ragionamento porta a concepire l'irredentismo moderno come una 'lotta seria, tenace. fatta di strenua e continuata difesa degli usi, delle tradizioni, della lingua, dei dialetti e dello spirito italiano delle terre che fummo costretti abbandonare. Ciò, nella speranza, che i giovani di oggi, plasmati da un modo di vivere più realistico e anche più materialistico, recepiscano gli ideali dei padri e li tramandino ai loro figli. Chissà che i tempi avvenire non siano più favorevoli e non portino ad una convivenza comune ove il settarismo, il reticolato, la propaganda falsa e le trincee delle contrastanti e avverse ideologie politiche, cessino o quanto meno si affievoliscano. Chissà che per quei «corsi e ricorsi» annunciati da Gian Battista Vico ogni cosa non ritorni sulla base meravigliosa della giustizia e della pace. Ebbene queste 'le idee di Muscardin allora. Queste le sue idee oggi! Ce lo dimostra tra l'altro — e lui ci tiene a farlo rilevare — che nel 1978 fu proprio lui a creare l'Associazione del dialetto fiumano che è stata la promotrice di quel «Dizionario del dialetto fiumano» che tanta simpatia e interesse ha suscitato tra !a gente del Carnaro. Il dialetto è la prima nozione, la base senza di cui non si può parlare di tradizioni, di storia, di cultura di un paese. E Fiume ha il suo dizionario, il dizionario che spiega come si parlava, si parla e, speriamo, si parlerà ancora in avvenire. Muscardin nel ribadire queste idee modernissime sostiene che i profughi devono tenersi sempre uniti perché solo con l'unione, con il ritrovarsi, con 'il rievocare il passato si può cercare di salvare i valori tradizionali delle terre adriatiche, di quelle terre colme di cultura veneta, valori che, purtroppo, per motivi reali, proprio in quelle terre sono destinati ad essere dimenticati. «Per reagire a questo stato di cose — afferma Luciano Muscardin — vogliamo creare una documentazione storica che possa ricordare alle generazioni future quelli che sono stati gli ideali tradizionali e autonomisti della nostra gente». Ed aggiunge: «Dati i buoni rapporti tra Italia e Jugoslavia 'le nostre iniziative, specie quelle dell'Associazione del dialetto fiumano, hanno un solo significato: salvaguardare i valori della comunità 'italiana rimasta oltre confine». Gli chiediamo cosa ne pensa circa i risultati di questa azione. «Sono molto pessimista — ci risponde — sul futuro della divulgazione dei nostri valori e ciò perché penso che la Storia ci assorbirà nel suo ritmo incalzante. Comunque l'importante è che le varie associazioni e comunità lascino segni della nostra cultura e della nostra presenza italiana». Poi la nostra conversazione passa ad altri argomenti. Argomenti che lasciano trasparire la figura più intima dell'uomo Muscardin. Si parla della sua famiglia. Ed egli con evidente compiacimento ricorda che è sposato con Matilde Angelini Rota, professore associato di medicina legale all'Università di Roma, una gentile e cara signora romana. Dal loro matrimonio sono nati aunttro figli: Francesco lavora presso il Ministero dei beni culturali, Luca è medico e adesso — dice l'amico Muscardin — segue le orme del padre. fa 'il militare nel Corpo di Sanità. Poi ci sono due femmine: Anna che è laureata in lettere e che fa scenografia all'Accademia Artistica di Roma e Laura, la più piccola, che è studentessa liceale. II prof. Muscardin ama la musica e tutti sanno che, quale presidente della Società Musicale «Tartini» diretta dal m.o Nino Serdoz, ha contribuito allo sviluppo e al successo della magnifica iniziativa fiumana nella Capitale e in tutta Italia. Ma ama anche la buona cucina. Infatti è «consultore» dell'Accademia della cucina italiana, la interessante società fondata da Orio Vergani e che ha sede in Milano. La sua posizione di «dermatologo più noto in Italia» lo porta ad avere contatti con personalità di primo piano ed è perciò che gli chiediamo qualche nome. Ed egli ci ricorda che tra le sue conoscenze ci sono politici ed artisti: e cita per primo il suo compianto amico Diego Fabbri. Poi Fausto Pirandello, 'il pittore, figlio del grande drammaturgo. Tra 4 politici cita Andreotti, Signorello, Giorgio Nepolitano, il senatore Pieraccini e anche Pietro Nenni, anzi ancora oggi, dopo la scomparsa del grande leader socialista mantiene buoni rapporti con la sua famiglia. «E' interessante notare una cosa — ci dice ancora Muscardin — con tutte queste personalità ho sempre parlato della 'mia città, di Fiume, e anche di tutte le città adriatiche: ebbene, il fatto di essere fiumano ha creato tra me e queste persone un rapporto più umano. un rapporto di maggiore simpatia, un rapporto che mi ha fatto pensare che nell'ambiente politico. intellettuale e artistico italiano il ricordo della mia Fiume, 'di Pola, di Zara, delle nostre terre, insomma, è vivo. E ciò mi dà tanto conforto e anche tanta speranza!» E' passata circa un'ora che stiamo conversando. Il telefono, nel frattempo, ha squillato più volte. Luciano Muscardin lo ha lasciato squillare. Il parlare della comune nostra città. Fiume, evidentemente, lo affascina. Ancora qualche minuto per un'ultima domanda: «Cosa ricordi con 'piacere?» Muscardin pensa qualche attimo. Poi sorride. «Ricordo quel nostro colloquiare ad Ancona, al raduno fiumano. Alle idee comuni che ci scambiammo. Ricordo la commozione di tutti gli intervenuti. Ricordo il tuo libretto "La città esule" nel quale scrivendo del nostro mare, l'Adriatico, lo citasti come se fosse una persona vivente vicino a noi, esuli adriatici, e ricordo pure che quel giorno agli organizzatori del raduno pervennero graditissimi telegrammi quali quelli del Capo dello Stato, dei ministri Umberto delle Fave e Giuseppe Togni. Ricordo pure la partecipazione a tutte le nostre cerimonio del prefetto, dott. Valente Prosperi e del sindaco, cav. del lav. Francesco Angelini. Sono passati da quel é ottobre 1963 diciannove anni. Quale amarezza pensare come dalle altissime adesioni di allora si è passati al più assoluto "assenteismo" delle autorità di Governo nei raduni degli ultimi anni. Perché? Ma è meglio non rispondere!» E con questa «battuta» l'incontro con Muscardin si è concluso. Giuseppe Schiavelli

Dal numero 2252

del 07/08/1982

pagina 5