VENT'ANNI OR SONO UNA CITTA' MORIVA - foto Annotazioni per la storia

Didascalia: La guerra è finita da poco: un ciclista ed un bambino e tante macerie su tutta la Riva Nuova a Zara. La foto è stata scattata da Tullio Vallery nell'estate del 1948 XIX TRA la passione dei ricordi e le ondate ricorrenti del sentimento è opportuno inserire, di quando in quando, alcune precise annotazioni storiche. Quelle che hanno proceduto la presente narrazione e quelle che la seguiranno le ho desunte un po' dai riferimenti della mia agenda, un po' dalle «registrazioni» della mia memoria ed un po' dalla documentazione allegata al volume «Trieste-Venezia Giulia» del giornalista triestino Livio Grassi, data alle stampe nel febbraio 1960, per i tipi della Tipografia del Babbuino di Roma, con presentazione a firma del Corni', Libero Sauro, allora Presidente Nazionale dell'Associa. tane Venezia Giulia e Dalmazia. Gli effetti materiali e la psicosi dei bombardamenti avevano un po' allentato, ma non certo fatto dimenticare a nessuno la situazione politica di Zara ed il Pericolo che in quel momento continuava ad apparire il più immediato e diretto; quello cioè dell'invadenza e della conseguente minaccia di annessione, da parte del Governo cromo di Ante Pavelic. La nostra città., in quei giorni, si trovava in una posizione amministrativa abbastanza confusa, nella quale gli «ostasela• avevano ripetutamente tentato di inserirsi, con l'avvenuta designatone di un loro Prefetto, certo Nardelli, il quale, peraltro, non era mai riuscito a raggiungere Zara. Il merito di aver parato questo brutto colpo spettò . primo luogo al Settime della Milizia fascista Vincenzo Serrentino, nominato Prefetto di Zara ai primi di novembre, dal Governo della R.S.I. La comunicazione al Serrentino venne latta dall'allora Prefetto di Trieste dott. Bruno Coreani, dopo che l'istriano Paolo Quarantotto, in un primo momento nominato alla carica di i, Prefetto di Zara dal Governo di Salò, non era stato grado di raggiungere la nostra città. Ad affiancare, in quei giorni difficili, l'opera del Prefetto Serrentino c'erano, tra gli altri il Commissario designato al Comune dottor Carlo de Hoebert ed un sottulficiale di P. S., certo Fa glietta, che venne ad assommare gli interi poteri di Questore. Gli ufficiali del Presidio germanico, che, in un primo momento, erano stati malamente informati dagli «ustascia» sulla situazione politica della nostra città, ebbero, in seguito, vivendo sul posto, molte occasioni per convincersi dei sentimenti schiettamente e totalmente italiani degli zaratini; di essi vanno ricordati il maggiore Teissel, che venne poi sostituito al Comando della piazza dal ten. col. von Schehen, il quale, sotto l'influenza del tenente Miiller George assunse un atteggiamento nettamente italofilo, convinto dell'italianità di Zara, nonostante le contrarie mette zagabresi alle quali si prestavano, invece, il generale tedesco Gasche ed il tenente Schulze, di padre germanico, ma nato a Zagabria. La letta sorda continuò per parecchio tempo e si risolse, sia pure al.toriamente, con un chiaro successo di parte italiana; anche se i croati tardarono molto a darsi per vinti, tanto che, dopo g Nardelli. nominarono loro Prefetto di Zara certo dott. Vittorio Ramov, nativo dell'isola di Zman e podestà il dott. Andreja Relja. Sta di fatto che queste persone non si insediarono mai ad alcun posto di comando ed i loro nomi rimasero soltanto sulla carta e sui giornali croato-ustasci di Zagabria e di Spalato. Ma tentarono sino all'ultimo e con tutti i mct'2i a loro disposizione; tanto che in data 17 novembre 1943 (al momento, cioè, in cui siamo giunti con la nostra narrazione) il Prefetto di Trieste Coceani, su segnalazione dol Prefetto di Zara Serrentino, scriveva in termini molto allarmanti al Segretario di Mussolini, informandolo che le autorità germaniche di Zara dicevano di non poter riconoscere ufficialmente il Prefetto Serrentino, in quanto Zara, per quanto a loro conoscenza, sarebbe stata ceduta fin dal-9 settembre allo Stato Libero di Croazia. A Zara, inoltre, si trovavano in quei giorni alcuni elementi creati, in attesa di prendere possesso dei vari uffici ed enti locali, Prefettura compresa ed in attesa, altresì, dell'arrivo in città di truppe ustascia e dei «domobranci» (difesa territoriale), che avrebbero attuato militarmente la presa di possesso. Le autorità tedesche — proseguiva il rapporto del Prefetto Cacca. — non possono continuare ad ignorare la postazione dei croati, i quali, sulla base del patto bilaterale stipulato tra Germania e Stato di Croazia, a seguito dell'armistizio chiesto dall'Italia, intendono passare alla materiale presa di possesso del territorio di Zara. Tale dichiarazione fu fatta al Serrentino dai rappresentanti germanici, i quali gli hanno suggerito di far risolvere la situazione dal Governo italiano con tutta urgenza, per evitare l'instaurarsi della situazione di fatto che costringerebbe il Serrentino ad ammainare la nostra bandiera. Ancora un drammatico appello telegrafi. fu inviato in data 27 novembre 1943 dal Prefetto Serre retino al Prefetto Coceani, per l'inoltro urgente alla Presidenza del Consiglio dei ministri del Governo di Salò. L'appello diceva testualmente: «Qui siamo quasi alla vigilia della cessione di Zara alle autorità creiate. lo, senza ordine del Duce, cederò solo alla forza. Mettiti subito al telefono ed agisci. Con Zara si salva il prestigio dell'Italia ed il buon I nome del Duce». Ci voleva altro, naturalmente, per salvare, in quel momento, il buon nome dell'Italia e di Mussolini, quasi I che essi fossero ancora legati tra di loro. Ma, d'altra parte, la prosa di Serrentino avrebbe potuto ben difficilmente, in quei frangenti, essere diversa, anche parche mite le comunicazioni erano controllate dai tedeschi. Serrentino , riuscì, con i suoi interventi, a salvare provvisoriamente il destino della nostra città, evitando così che essa cadesse nelle mani dei paveliciani. Ma non poteva, evidentemente, fermare il corso degli eventi: non poteva fermare quella macchina disastrosa che anche gli stessi fascisti avevano, tra i primi, messa in moto con l'insensata dichiarazione di guerra. Perché era una facile ed ingenerosa scusa scaricare tutta la responsabilità al Re od a Badoglio, cioè a quello che allora si qualificato il «tradimento contro l'alleato germani.». Le responsabilità bisogna. ricca carte al vertice, alle origini di una condotta politica e militare del regime fascista rovinosa su ambedue le direttrici; il usto altro non ero altro che sviluppo logico e conseguenza inevitabile. Ed ancora una dolorosa constatazione dobbiamo fare, tratta proprio dalla documentazione degli organi politici ed amministrativi fascisti dell'epoca: quella che la nostra [...] del il loro tallone, allo Stato croato di Favelle. E se non si addivenne mai alla materiale posa di possesso da parte croata di Zara, una buona parte del merito va dato all'azione del Prefetto Serrentino, che doveva, ancor giovane, oancludere tragicamente la sua esistenza a Sebenico, nel 19-17, processato e condannato a morte. da un Tribunale [...] Antonio Cattalini

Dal numero 1416

del 24/03/1964

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