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Didascalie:
Il varo della nave di ricerche idrografiche .Illiria., battente bandiera americana, al cantiere Martinolich nel giugno 1928
La goletta .Dorello. battente bandiera americana costruita per Ryan di Boston nel cantiere navale
Martinolich dI Lussinpiccolo, che si vede sullo sfondo, durante le prove della velatura
Sull'Arena del 26 Febbraio ho letto I'articolo di Giulio Moschi: .La parlata lussignana. con cantoni e filastrocche. Una rievocazione nostalgica mai assopita dal tempo ormai lontano. Ricordi vivi del luogo natio, di persone d'un tempo che sfugge. Codesto articolo del Moschi mi ha invogliato a metterci qualcosa di mio.
Sono lussignano, nato a Lussinpiccolo ma, polese di adozione, come lo e pure mia cugina, Edda Salvador. Lussino, l'isola dei capitani e degli armatori navali. Vi aveva sede il rinomato Istituto Tecnico Nautico per la formazione dei capitani di lungocorso. Alcuni persino arrivarono al comando di transatlantici.
Nell'anno 1929i miei famigliari fecero ritorno a Pola, quando avevo appena tredici mesi e mezzo. Mio padre Luigi (Gigi per gli amici d'allora), capotecnico navale. Era alle dipendenze del cantiere navale di Scoglio Olivi, ove d rigeva la sala di tracciamento fino al 1925, anno in cui fu assunto da Marco Martinolich per dirigere le costruzioni navali del suo cantiere di Lussinpiccolo. II di lui figlio Nicolò, architetto navale, (mio padrino di battesimo) non solo era costruttore ma pure armatore di flotta. La Compagnia di Navigazione Lussino aveva sede a Trieste in Piazza Verdi. Negli anni settanta con la dipartita del mio padrino Nicolo, la flotta di navi contenitori passO alla di lui figlia.
Al Cantiere Martinolich vennero impostati sugli scali di costruzione gli Yacht: Croce del Sud (sverna a La Spezia), Adonita, Dorello, codesto commissionato da mister Ryan, proprietario del cantiere navale di Boston, USA. Detti Yacht erano golette in scafi d'acciaio. L'Illiria, nave brigantino-goletta, in scab d'acciaio. Nave per conto dell'Istituto Oceanografico e Idrografico degli Stati Uniti d'America. Il cantiere era specializzato nella costruzione di Yacht, conosciuto all'estero per le capacita costruttive. II piroscafo, l'Africana, era di circa seimila tonnellate di portata. Colò a picco per eventi di guerra nell'oceano indiano nel secondo conflitto.
Con I'inizio della crisi economica mondiale del '29 (crollo della Borsa di Wall Street a New York) ebbero fine le costruzioni navali. Alle dipendenze del cantiere erano mio padre, mio nonno paterno e lo zio Salvatore, fratello di mio padre defunto. Risiede a Riva del Trigoso (Liguria) con l'anelito nel cuore di rivedere lo zio e la zia, cugine e cugini. Al ritorno a Pola delle due famiglie, mio padre per intercessione del signor Marco Martinolich, venne assunto alle dipendenze del Cementificio Istriano (Fabbrica dei Cementi) situato sullo scoglio S. Pietro, in quanta di capofabbrica. Detto scoglio un tempo ospitava i magazzini di sussistenza e le celle frigorifero per la sqUadra da guerra della I.R. Marina Austro-ungarica. Mio padre nel '42, ritornO alle costruzioni navali, in societa con Antonio VasariLonzar. II cantiere si trova ancora a Fisella. Al tempo della Yugoslavia portava il nome .Stella Rossa.. Non conosco la dizione in croato. Furono costruiti quattro pescherecci ed effettuate riparazioni in generale di natanti di vane classi. Il defunto signor Vasari, era di professione architetto navale. Docente in architettura navale all'Universita di Trieste dal '47 sino al suo pensionamento.
Alla tenerissima eta di tredici mesi, non si può:, avere ricordi visivi. Vent'un anni or sono mi fu possibile vedere per la prima volta il luogo dei miei natali; seguendo le precise indicazioni fornitemi da mia sorella che era maggiore di me di otto anni. Si ricordava benissimo della casa ove si abitava in Via degli Squeri o Squero. Sono nato nel la vecchia casa dei Martinolich. A quel tempo della mia visita, vi abitava una famiglia di bosniaci musulmani. Gestivano in proprio un ristorante nella rimessa di svernamento delle imbarcazioni dei signori Martinolich. In fondo e al termine della via degli Squeri si trovava il cantiere navale. Era rimasto in piedi solo l'officina carpenteria in ferro e la palazzina della direzione. Al posto degli scali di terra è stata eretta in muratura l'officina per la costruzione di imbarcazioni da diporto a gestione statale. Caso fortuito, ebbi la sorpresa di conoscere due persone le quali conoscevano i miei famigliari.
A Lussinpiccolo soggiornai una settimana. Girovagai on po' dappertutto. Feci la salita del Monte Calvario ove sono le tredici stazioni della croce. Alcune in abbandono, con gli affreschi scoloriti, dannegiati dal tempo o dal l'uomo. Cigale baia incantevole. Visitai la chiesa della Madonna Annunziata. Allora gli ex voto erano ancora al loro posto. Vidi quello del mio Padrino Nicolò Offerto per scampato naufragio a bordo d'una delle navi di suo padre Marco, quand'era ancora ragazzo. Le ville degli armatori lussignani un bel po' trascurate, con parvenze ove un tempo avevano dei giardini ben curati. Visitai cimitero di S. Martino, ove e sepolto mio fratello gemello, morto subito dopo la nascita. Mi a stato confermato che la sua piccola cassa si trova ancora nella sepoltura originale. Visitai il Duomo ove fui battezzato. Sovrasta la cittadina di Lussinpiccolo dall'alto del colle. Per strada il dialetto lussignano si fa fatica ad udirlo. M'era capitato d'udirlo mentre passavo per qualche stradina della cittadina. Voci nel dialetto locale, filtravano da qualche finestra. Le TV sintonizzate sui canali televisivi italiani. La giovane giornalaia dell'edicola in viva mi dichiarò d'esser di nazionalita italiana del luogo. Pochi i rimasti. I più per attaccamento alla loro Isola. Feci una camminata di buoni quattro chilometri sino a Lussingrande. che spettacolo la costa con le sue insenature e baiette. I pini marittimi che si specchiano sul mare.
Scaduto il mio soggiorno, mi imbarcai sulla motonave traghetto .Marina., diretto a Pola, al suono della canzone «Marina., allora in yoga. II traghetto approdò all'ex molo Fiume verso le due del mattino del giorno seguente. Fui ospite di mia zia Angelica per una settimana. t stata l'ultima volta che la vidi. In quei giorni mi recai al cimitero civile di Monte Ghiro a porgere dei fiori sulla tomba di famiglia dei miei nonni materni e degli zii. Pure a Pola, il nostro dialetto, ben poco se lo sente parlare. Penso soltanto che se lo pub udire al circolo di cultura italiano che e situato sulla ex via Carrara a porta d'Ercole. Passai per Cittanova, cittadina di provenienza di tutta la famiglia di mia madre, compresa lei, i Zerman, ivi tutti nati. Mi incontrai per appuntamento con i miei cugini di Milano. Con loro rientrai in Italia nella stessa giornata, fermandomi a Trieste presso i miei cugini, Nino e Giulia Dazzara. Gli altri proseguirono alla volta di Milano, al termine del le loro ferie annuali. Qui termina il mio racconto d'un itinerario della memoria e delle immagini visive delle nostre terre d'origine. Dopo de noi più nissun.
Gino Salvador