Alpini esuli in Patria, testimoni dell’amore per l’Italia - GIOVANNI LUGARESI - foto

Ci sono gli alpini della “doppia naia” e ci sono gli alpini “esuli in Patria”. Ed ogni qual volta li vediamo sfilare, in apertura della manifestazione conclusiva dell’adunata nazionale dell’ANA, sempre in minor numero, ma sempre comunque presenti tenacemente, orgogliosamente presenti, con i loro tre gagliardetti, con il loro striscione che avverte “Vivi e morti sono qui!”... beh, un gran magone ci prende e gli occhi si inumidiscono: perché queste presenze e questa fedeltà sono cosa rara, oggi, come ebbe a dire una volta il tenente colonnello Amelio Cuzzi: «Il nostro non è protagonismo, ma sofferenza...». Forse è perché hanno provato quel che hanno provato, hanno patito (sulla propria pelle) quel che hanno patito, se ad ogni adunata rispondono “presente”, e sia la città ospitante Padova o Brescia, Genova o Catania, Aosta o Trieste, loro c’erano, ci sono, ci saranno, fino... ad esaurimento. E con loro, una memoria fatta di eventi, di testimonianze, di dolore, di affetti, di vergogne anche (non loro, s’intende ma di una certa Italia del 1945!). Una memoria che dovrebbe far parte della storia d’Italia e degli italiani, ma che tale non è per tanti immemori di quel che accadde oltre mezzo secolo fa nei territori del nostro confine orientale. Parliamo delle penne nere dei gruppi di Zara, Pola, Fiume, che nella organizzazione dell’ANA fanno parte della sezione di Venezia, quella degli “alpini di Quota Zero” ma, evidentemente, con caratteristiche tutte loro, perché appartenenti a quella categoria dei «migliori italiani» che esistano - secondo la definizione che diede Indro Montanelli per i nostri connazionali del confine orientale - quelli dell’esodo. Come sono nati, quando sono nati, questi gruppi ANA di fedelissimi? E’ presto detto; basta rovistare nei vecchi documenti, quelli che si poterono salvare durante i giorni tragici dell’esodo. Alla costituzione dell’ANA, le penne nere in congedo di Zara si iscrissero singolarmente alla sezione di Trieste. Poi il 4 settembre 1932, si costituì il gruppo vero e proprio, sempre all’interno di quella sezione. I soci fondatori furono 32; capogruppo venne eletto il capitano Antonio De Prato e la consegna del gagliardetto ornato dal leone marciano, dono della sezione triestina, avvenne il 10 giugno 1933 per il 50° dell’Alpina delle Giulie. La benedizione venne impartita il 15 agosto dello stesso anno. La presidenza di De Prato durò fino allo scoppio della guerra d’Etiopia, allorquando l’ufficiale partì volontario, sostituito nella carica dal sottotenente Italo Trigari. Fino al 1941 il gruppo svolse una intensa attività associativa grazie soprattutto all’aiuto prezioso dell’alpino medaglia d’Oro generale Giovanni Esposito, allora comandante del presidio militare di Zara, che offrì alle penne nere in congedo una decorosissima sede negli edifici del presidio stesso. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la direzione del gruppo fu assunta provvisoriamente dal capitano Ferruccio Rolli, il quale, d’accordo coi soci e con la sezione di Trieste, ottenne la nuova denominazione “Plotone Alpini Dalmazia” del 10° reggimento alpini. Il caos del conflitto ebbe ripercussioni anche sul gruppo ANA, alla cui guida era stato nel frattempo designato il sergente maggiore Agostino Spiller. Si deve a lui se, nell’immediato dopoguerra, con l’esodo forzato, si poterono conservare le insegne e vari documenti trasferiti in Patria. Anche per gli alpini della Dalmazia ecco la croce dell’esilio... in Patria. Ma all’adunata nazionale del 1952 a Genova, ecco sfilare un gruppetto di penne nere esuli con tanto di cartello recante la scritta “ZARA POLA FIUME” e con alla testa don Luigi Stefani e Italo Trigari. Così pure l’anno dopo a Cortina d’Ampezzo; così nel 1954 Roma, con una partecipazione più nutrita di iscritti. Particolarmente significativa la presenza a Torino nel 1961, per il Centenario dell’unità d’Italia. Venne infatti stampata e diffusa una cartolina sulla quale tre penne d’aquila erano appuntate su Istria, Fiume e Dalmazia. Dieci anni più tardi, il 26 settembre, in occasione del raduno nazionale Dalmati a Venezia, il gruppo alpini Zara si ricostituiva ufficialmente in seno alla sezione lagunare. Il nuovo gagliardetto, benedetto da don Stefani, veniva consegnato dal presidente Paolo Magrini al nuovo capogruppo capitano Ferruccio Rolli; madrina, la mamma dello zaratino caduto in Russia, medaglia di Bronzo al valor militare, sottotenente Mario Paganello. L’attivissimo Rolli avrebbe ricoperto anche la carica di segretario fino alla morte, avvenuta nel 1975. Gli succedeva il capitano Lino Predolin, il quale, nel novembre del 1984 passava le consegne al maresciallo Matteo Duiella, sempre riconfermato per un ventennio, e tuttora valentissimo, appassionato animatore delle penne nere rimaste. Quanto agli alpini di Fiume e di Pola, anch’essi, a suo tempo aderirono alla sezione di Trieste. Quelli di Fiume, fin dal 1929, con in testa il capitano Cesare Conighi. All’atto della ricostituzione, del sodalizio, nel 1954, si decise l’adesione alla sezione di Venezia, con capogruppo il tenente colonnello Giorgio Conighi, al quale sarebbero successivamente subentrati il capitano Aldo Tuchtan, l’alpino Rino Rippa e quindi il sergente Livio Depoli. Quest’ultimo, insieme ad alcuni soci, partecipa attivamente all’opera della Protezione Civile. Uguale impegno hanno dimostrato le penne nere di Pola, assieme a Giuseppe (“Pino”) Vatova nell’opera di soccorso portata nel 2000 in Val d’Aosta in occasione dell’alluvione che aveva colpito quella regione. Anche la storia di questo sodalizio istriano è caratterizzata dalla adesione alla sezione triestina, per poi passare, con l’esodo, all’indomani della fine della guerra, a quella di Venezia. L’artigliere alpino Vatova, eletto capogruppo nel 1995, dopo la scomparsa di Amelio Cuzzi, è riuscito a rintracciare e a far tesoro di una documentazione fotografica testimoniante la cerimonia della costituzione del gruppo svoltasi a Venezia nella sede sezionale l’1 marzo del 1970. In quella occasione, madrine furono Albina figlia del martire Nazario Sauro e la contessa Lina Tavoni, vedova della medaglia d’Oro alpina (capogruppo Umberto Cuzzi). L’attività di queste penne nere è, per ovvi motivi, piuttosto limitata, dal momento che gli iscritti ai tre gruppi sono sparsi un po’ dovunque, a motivo della tragica diaspora determinata dall’ultimo dopoguerra. Le fila, all’interno della sezione di Venezia, le tiene Pino Vatova, per il semplice fatto che abita nella città lagunare. Il punto di incontro dei 55 iscritti (più una decina di “amici degli alpini”) ai tre gruppi, è comunque sempre rappresentato dall’adunata nazionale, all’insegna di quella memoria fatta di fede e di fedeltà, della quale si diceva all’inizio. Ed un momento particolare, alla vigilia della grande sfilata della domenica, è costituito dalla messa celebrata in ricordo dei caduti, morti, dispersi e infoibati. Ad Aosta, il rito è stato officiato da don Adolfo Bois, già Cappellano della Scuola Militare Alpina, e i partecipanti all’adunata dei gruppi di Zara Pola Fiume c’erano tutti, incluso il Sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio, Gen. Silvio Mazzaroli; gli stessi che l’indomani mattina erano, fieri ed orgogliosi, in testa alla sfilata “scarpona”, rappresentanti di quelli che sono andati avanti; loro che ancora sono “profughi in patria” e la cui storia, più che di cose pratiche, è fatta di memoria, di sentimenti, di nostalgie e soprattutto di testimonianze di amore per l’Italia. GIOVANNI LUGARESI

Dal numero 3257

del 27/01/2005

pagina 12