Como dedicherà una piazza cittadina a don Angelo Tarticchio - Mario Vesnaver - foto

La città di Como avrà una piazza intitolata ad un martire istriano della Fede. La Giunta comunale ha deliberato di intitolare un’ area pubblica a don Angelo Tarticchio, barbaramente assassinato in Istria dalle bande armate di Tito nel tragico settembre del 1943. La proposta è partita dal locale Comitato dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia presieduto sino al marzo scorso dallo zaratino rag. Claudio Clavini, per oltre un ventennio validissimo alfiere della comunità giuliano dalmata in esilio sulle rive lariane. A sostituirlo è stato chiamato il vice presidente del sodalizio, il capodistriano Luigi Perini (Saltin) che rimarrà in carica sino alla scadenza ordinaria del mandato presidenziale. Recentemente il neo presidente è stato ricevuto in udienza dal Vescovo della diocesi di Como e Sondrio, mons. Alessandro Maggiolini, al quale ha voluto esprimere i sentimenti di profonda devozione e assoluta fedeltà alla Chiesa Cattolica Latina della comunità istriana, fiumana e dalmata insediatasi nel territorio della diocesi dopo il forzato esodo dalle proprie terre cedute allo straniero a seguito dell’ iniquo trattato di pace sottoscritto a Parigi dal governo italiano il l0 febbraio 1947. Occorre rammentare che per oltre un millennio, dal 607 al 1751, l’Istria e la diocesi comense dipendevano entrambe dal Patriarcato di Aquileia assieme al Triveneto ed hanno avuto una storia religiosa in comune, interrotta giuridicamente dalla bolla pontificia del 6 luglio 1751 di Papa Benedetto XIV che sopprimeva il Patriarcato per ragioni prevalentemente politiche. Nel corso dell’incontro sono state illustrate le motivazioni che hanno spinto il Comitato a farsi promotore dell’iniziativa per ricordare alla cittadinanza e ai posteri la figura di un Martire Istriano delle Foibe, vittima innocente dell’ odio predicato in Istria dal comunismo ateo durante il vuoto di potere creatosi nella regione dopo il crollo dell’autorità civile e militare italiana, a seguito dell’infausto armistizio dell’8 settembre 1943 e la calata delle bande slave di Tito. Il martirio dell’ eroico sacerdote viene descritto con impressionante realismo dal giornalista e scrittore istriano Ranieri Ponis nel libro verità intitolato “IN ODIUM FIDEI - Sacerdoti in Istria. Passione e Calvario” con prefazione del Vescovo di Trieste mons. Eugenio Ravignani (Edizioni Zenit- Trieste/2000). Ne cito testualmente qualche passo (pagine 213 e seguenti del volume): il 19 settembre 1943 pattuglie di partigiani invadono la piazza e cominciano a fermare giovani ed anziani tra un disperato fuggi fuggi generale. Alcuni scalmanati irrompono nella casa dove si trovava don Angelo Tarticchio. Appena avvistata la veste nera gli piombano addosso e, a calci e pugni, tra bestemmie ed insulti indecenti, scaraventando a terra la madre e la sorella protese a fargli scudo con i loro corpi, lo sbattono fuori. Arrestano una quarantina di civili che, assieme a don Angelo, vengono spintonati in una “minadora” (corriera-cassone senza finestrini adibita al trasporto dei minatori di carbone all’ Arsa). Destinazione: Pisino. Qui ha luogo la tragedia. Si rinnova un tratto della Passione di Cristo. Aggrediscono don Angelo, gli strappano di dosso la veste talare, lo denudano, lo seviziano, gli sputano in faccia, gli calcano sulla testa una corona di spine. Lo evirano. Ridotto ad un “Ecce Homo” il martire è trascinato a Villa Surani (Antignana) e scaraventato nel baratro della cava di bauxite con altri prigionieri. Esaurito il macabro rito gli assassini si riuniscono nei locali della scuola elementare, trasformata in carcere e bivaccano. Giocano a carte. Bevono fino a ubriacarsi. Alla fine si dividono gli indumenti delle vittime. “Diviserunt sibi vestimenta mea, et super vestem meam miserunt sortem” (Salmo, 21, 19). La salma veniva riesumata il 3 novembre 1943 (dai Vigili del Fuoco di Pola) assieme ad altre 43 vittime, legate l’una all’altra con filo spinato. Quella di don Angelo aveva ancora la corona di spine attorno al capo. Il corpo così crudelmente martoriato oggi è tumulato nel cimitero di Gallesano, dove nacque il 25 marzo 1906. M.V.

Dal numero 3268

del 27/12/2005

pagina 7