AFFONDAMENTO DELLA -QUARNARO"
Nelle acque di Gaeta - foto
PARTE PRIMA Gaeta e Pols. città martiri dell'ultimo conflitto mondiale, Sono affratellate dalla sofferenza, distruzioni, dalla morte di tanti loro figli, dalla diaspora che. se per la perla del Tirreno e stata limitata nel tempo (settembre '43 maggio '44), per la regina
delI'Adriatico e andata ben oltre la fine del conflitto, sino all'evacuazione totale del febbraio 1947, un abbandono di dimensioni bibliche, al quale gli esuli, a ragion veduta, non si sono mai rassegnati e attendono che la storia renda loro giustizia.
Le due citta, cosi lontane geograficamente tra loro, hanno avuto entrambe nel mare il loro interlocutore principale ed in esso hanno ripesto le proprie aspettative: a volte fonte di guadagno, foriero di fortuna e belle speranze per l'avvenire, a volte causa di disgrazie e veicolo di invasioni e morte.
Gaeta e Pola certamente avranno allacciato in tempi remoti scambi diplomatici e commerciali (la città laziale aveva propri rappresentanti a Ragusa e in altri centri dell'Adriatico fin dal medioevo), nonché contatti frequenti a partire dalla fine della prima guerra mondiale, quando le due eine erano sedi di importanti installazioni delta Regie Marina e ospitavano una significativa parte della sua flotta.
Gli eventi del dopoguerra, purtroppo, hanno reso tristemente note le caserme di Gaeta ai profughi istriano-dalmati, poiché Governo del tempo aveva cosi risolto il problema dell'esodo, ammassano in lunghi cameroni non pie i baldi giovani alle armi, nel fiore degli anni, chiamati ad assolvere il loro servizio di leva, ma famiglie intere, che vedeva. no rappresentate nella loro composizione ogni classe d'età, già provate dal dolore del distacco dalla terra natia e da privazioni fisiche e morali. Su quest' ultima pagina della storia d'Italia non si e scritto abbastanza e tutti siamo in attesa di testimonianze dalla viva voce dei protagonisti.
Un altro punto in comune tra le due città di mare e rappresentato dalle vicende che hanno interessato la nave officina «Quarnaro» della Regia Marina Italiana, della quale mi accingo a par-tare. Varata nei cantieri navali di Pola nel 1924, come ben immortalato nelle foto di Gino Salvador pubblicate sell 'Arena, la Quarnaro ha visto compiere il tragico epilogo della sue vicissitudini nelle acque di Gaeta all'indomani dell'armistizio. Nell'opera di Uldarigo Ceci nomi della nostre navi da guerra», pubblicato dall'ufficio storico delta Marina nel 1927, cosi l'Autore descrive Quarnaro: «Sinue Polaticus Flanaticus, Golfo del l'Andriatico fra le coste orientali dell' Istria e l'isola di Cherso. E' il golfo che chiude e i suoi termini bagna, secondo la definizione espressa dall'Alighieri, fissata dalla natura c suggellata dalla Vittoria della arm i italiane nella grande guerra dei nostri giomi». Ceci ricorda, fie l'altro, il 1859 quando «mentra i battaglioni francesi scendevano dalle Alpi occidentali, la flotta franco-italiana occupò improvvisamente il porto di Iussino presso gli ultimi termini dell'Italia nell 'Adriatico, termini finalmente e per sempre conquistati per diritto di guerra vittoriosamente
Dal giorno del suo ingresso nel servizio attivo, la nave disimpegna il normale servizio di nave officina adibita anche al trasporto delta nafta. Le funzioni logistiche non la rendono idonea al combattimento; per questo motivo, essa non ha nulla a soffrire sino al fatidico giorno dell'armistizio, che la vede ancorata nelle acque di Gaeta. La giornata dell'8 settembre 1943 scorre tranquilla sino a sera, nonostante i tragici bombardamenti nella zona e gli attacchi aerei contro la navigazione mercantile, avvenuti pochi giorni prima, che hanno mutato in peggio la situazione delta guarnigione di Gaeta. A bordo della nave disimpegna le funzioni di comando il capitano di vascello Pietro Milella, suo secondo a il capitano di corvetta Aniello Guida.
La nave officina e la presenza pie significativa nelle acque del -golfo, ma ci sono anche altre unite, in attesa di ordini o ferme per lavori: la nave ospedale Toscana, le corvette Gabbiano e Petitcano, e la Gru, in posizione defilata, il sommergibile Axum, le motosiluranti 55, 64 e 71, il Mas 544 e vario altro naviglio minore. Dopo I ' euforia della prime ore, si pone il drammatico interrogativo: che fare? Cosa faranno i Tedeschi? I militari non hanno motto tempo per riflettere, ma ancora meno tempo concedono loro i Tedeschi, che salgono a bordo della Gabbiano e intimano all'ufficiale che ne ha il comando, tenente di vascello Forest, di schierarsi con Ia Germania. Questi prende tempo e chiede di consultare l'omologo a bordo delta Pellicano, capitano Ferrari, più alto di grado.
L'equipaggio della Gabbiano non attende oltre e, mollati gli ormeggi, messe fuori combattimento le sentinelle tedesche, si dirige al largo. L' iniziativa coglie di sorpresa gli ex alleati e gli stessi militari italiani presenti al porto e in città. Essa segna I ' inizio della resistenza all'aggressione da parte dello straniero e salva, grazie al coraggio e all'istinto delle truppe di un comando periferico, quelI 'onore militare che era stato gravemente compromesso poche ore prima a Roma, dalle più alte gerarchie.
Annibale Mansillo
La Regia Nave Officina Quarnaro e stata costruita al cantiere navale di Scoglio Olivi negli anni vente per conto delta Regia Marina da Guerra Italiana. Nella foto, la Quamaro a alla fonda in rada alla boa d'ormeggio ove e stata affondata la corazzata dell'Imperiale Regie Marina da Guerra Austro-Ungarica la «Viribue Unitis». A poppa delta Quamaro si scorge lo scoglio S. Caterina con gli impianti dell'idroscalo militare ex a-u. A prua della stessa, una parte della eine. Qui durante il primo conflitto mondiale pie di una volta il barone capitano della I.R. M. da guerra austro-austriaca, Goffredo Ban-field, aura ammarato col suo velivolo. Durante la seconda guerra mondiale la R.N. Officina Quamaro si trovava nel porto della dee di Gaeta e, durante una delle tante incursione aeree alleate, la R.N. Quamaro e stata colpita adagiandosi sul fondale adagiandosi sul fondale del porto e ponendo cosi fine alla propria vita iniziata a Pola.
Gino Salvador