SALE, BOSCHI E PIETRA DELL'ISTRIA Pietra d' Istria per Venezia - foto Ricerche di Francesco Semi

Didascalia: Particolare della facciata della Cattedrale di Capodistria Terza parte Ultima grandiosa costruzione della Repubblica di San Marco furono i murazzi: essi pure furono fatti di pietra d'Istria. Dal punto di vista economico, non si deve pensare che sussistessero problemi insolubili. Prima della conquista da parte di Venezia, i liberi comuni istriani trattavano direttamente con la Serenissima: la vendita della pietra non era regolata da speciali norme, come si ricava anche da un più tardivo documento, i Monumenta Ursariae, da cui nel 1847 (II, 122-124) per il giornale ,L'Istria» fu fatto un «estratto catastale», pubblicato col titolo Della contea di Orsera nel 1577. E non occorre aggiungere di che contea trattavasi nominalmente: Venezia ci dominava dalla seconda metà del sec. XIII, quando le ;i era assoggettata Parenzo. Dei vescovi di Parenzo il castello di Orsera era residenza estiva; esercitarono, quei ,presuli, l'autorità civile in Orsera dal 983 al 1772, anno n cui Venezia abolì siffatto privilegio. E' chiaro che i vescovi non dovevano avere giurisdizione oltre il perimero della cittadina; e quindi (pur essendo le cave proprio i ridosso del colle alto 54 metri, su cui, dalla fortezza ronana antica, si formò la Orsera medievale) si potrebbe lire che i Veneziani scavavano quasi sotto il suolo della borgata stessa. Il fatto che non si siano trovati negli ar:hivi contratti relativi all'acquisto della pietra da parte li Venezia, fa ritenere che la Serenissima considerava quella delle cave zona demaniale, dalla quale poteva tranquillamente estrarre quanto desiderava. Una mappa relativa alla zona immediatamente a mezzodi di Orsera, appena oltre il Canale di Leme, esistente iell'Archivio di Stato di Venezia, fa sapere che la proprità privata in quel tratto dell'Istria esisteva, tant'è vero :he il Governo veneto intervenne, con i Provveditori ai 2onfini, in una questione di limiti di possesso; ma la ;tessa mappa ci presenta una zona (la zona pietrifera, liremmo oggi) segnata ben diversamente da quella rigorosamente delineata come di proprietà: evidentemente tra zona demaniale, su cui non avrebbero potuto sorgere questioni di privato interesse. Una curiosità. Scavandosi nel secolo scorso presso e cave e nelle cave stesse, si trovarono delle ossa: e tre ;studiosi, il Casoni, il Catullo e il Pasini tra gli anni 1841 e1844 se ne occuparono con articoli che possiamo leggere negli «Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti». Anche sotto il dominio austriaco Venezia continuò ad attingere nelle zone di Orsera, Rovigno, Cittanova e Parenzo. L'«Ateneo Veneto» del 1815 dà notizia che in sessione pubblica O. Zabeo riferì sulla Memoria litologica per servire di guida alla conoscenza dei marmi che decorano pubblici e privati edifizi di Venezia, mentre nel 1851 il Canciani nel «Popolano dell'Istria» dettava una Specifica di alcuni marmi e pietre dure dell'Istria (n. 91). Pubblicazione importantissima è quella siglata (e qui completata) G. d. B. [rodman] n, Memorie politico-economiche... d'Istria ..., apparsa a Venezia nel 1821, quando ormai la Repubblica era caduta e l'Istria non era più unita a San Marco, ma formava provincia dell'Austria staccata dal Lombardo-Veneto: serve a provare l'interesse che ancora a Venezia si provava per le cose istriane e il fatto che non ci si adattava a considerare chiusa la partita: l'unione dell'Istria a Venezia era sentita non solo politicamente ma anche economicamente. E così, fino al 1943, si ebbero nuovi studi, e fu fuori discussione la possibilità d'attingere alle cave istriane per l'edilizia lagunare. La seconda guerra mondiale portò a un lungo periodo di pausa; e le cave istriane furono chiuse. Ora le condizioni della città e l'intervento mondiale per la sua salvezza hanno riproposto il problema. E si è giunti, nel nuovo clima d'amicizia fra i due popoli, al patto che condurrà alla riapertura delle cave d'Orsera e alla ripresa del traffico della bianca pietra dall'una all'altra costa dell'Adriatico. E' la naturale e felice conclusione di trattative condotte nell'interesse dei due Paesi che si affacciano sullo stesso mare; è un nuovo ponte che si getta fra le due culture, per la reciproca comprensione dei popoli e la loro prosperità anche economica.

Dal numero 2121

del 19/01/1980

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