LETTERE FRA NOI
La foto di famiglia - Carlo Lininger - foto
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L'Arena n. 2062 a pag. 5 riporta una fotografia con sottotitolo «per ricordare i miei cari compari ecc,. Non riporta però chi sono i figliocci. Ho cercato in ogni angolo del giornale un riferimento in proposito per sapere chi era in possesso di questa foto che riguardava mio zio Ettore scomparso molti anni fa. Di quella foto sono tuttora viventi il cugino Umberto (il primo a sinistra, abitante a Trieste) e la cugina Anita (l'ultima a destra, residente a Gorizia). Il terzo è il cugino Lino deceduto anni addietro; era impiegato presso la Questura di Gorizia. Mi ha fatto molto piacere ammirare questa foto dei miei parenti che non ho avuto mai il piacere di possedere dato che è stata fatta nel periodo della prima guerra mondiale durante il loro internamento a 'Firenze. Sia mio padre Ernesto che mio zio Ettore sono sempre stati dei ferventi irredentisti ed è per questo che meritano essere ricordati. Lo hanno dimostrato in -varie occasioni con grave rischio per loro e per le loro famiglie, affrontando l'Internamento. Mio zio Ettore ebbe la fortuna di poter riparare in Italia, ma mio padre non arrivò in tempo e fu internato dall'Austria ai confini con l'Ungheria. Alla fine del conflitto italo-austriaco mio zio Ettore rientrò prima a Trieste; Poi si stabili a Parenzo e quindi nuovamente a Trieste. Mio padre invece si stabili definitivamente a Pola e vi rimase sino all'esodo. Questa la loro storia, ma sono certo che se avessero saputo o potuto immaginare un futuro cosi triste per noi, non si sarebbero certamente avventurati a mettere a repentaglio le loro vite e quelle dei loro cari per delle idee che si sono dimostrate inutili. Erano degli idealisti di vecchio stampo mazziniano; forse non avranno avuto tutti i torti considerando l'atmosfera surriscaldata di allora. Probabilmente agivano in buona fede pensando di poter essere utili a qualcosa, ma anche loro purtroppo hanno sbagliato e si continua e si continuerà a sbagliare. Però non si sbagliavano quando in seguito affermavano che il periodo migliore per benessere e tranquillità delle loro famiglie era proprio quello che loro politicamente non volevano accettare. A Devescovi inoltre voglio dire che il più volte accennato «vecio spalatrin» ottantenne, da lui conosciuto in occasione di un suo ultimo viaggio turistico in Dalmazia, è un cugino di mia moglie, pure «spalatrina», E' un personaggio molto conosciuto e preparatissimo in storie antiche: ha preso una seconda laurea all'età di quasi ottant'anni. Si dedica con passione ad accompagnare i turisti per erudirli nelle visite ad antichità, musei ecc. di cui è tanto ricca la Dalmazia. Da come lo ha descritto Devescovi non dovrei sbagliarmi sulla persona. Ringrazio ancora Albino Dorlignizzo per avermi citato nell'articolo apparso nell'Arena n. 2063. A lui unitamente a Devescovi formulo i miei migliori auguri per l'anno nuovo, di felicità in unione a tutti i profughi giuliani e dalmati sparsi in Italia e per il mondo; un pensiero particolare a coloro che ci -hanno lasciato ma che per noi sono sempre presenti.
Carlo Lininger
Dal numero 2067
del 02/01/1979
pagina 5