ALLA BATTAGLIA DI LEPANTO VALOROSI GLI ISTRIANI Si batterono da prodi con la « Liona con mazza» comandata da Domenico del Tacco - Giustino Poli - foto

- foto Didascalia: I resti della bandiera della galea .Liona con mazza» In un disegno tratto anni fa dal cimelio conservato nel Museo di Capodistria Il 7 ottobre 1571, giorno di S. Giustina, il cannone tuonò a lungo nel Golfo di Patrasso e l'eco si ripercosse tra le mura di Lepanto e le sassose spiagge delle Isole Curzolari. Quel giorno, una sterminata schiera di galere recanti l'insegna della Mezzaluna era Venuta a scontrarsi con una non meno sterminata schiera di galere che alzavano il vessillo della Cristianità. Entrambi gli avversari erano ben preparati, combattivi, decisi, ed ingaggiarono uno dei combattimenti più accaniti, violenti e sanguinosi di cui ci sia giunta memoria. La posta in palio era altissima: predominio dell'Islam o della Cristianità, supremazia dell'Oriente o dell'Occidente. Prevalse fortunatamente quest'ultimo. . Alla -grande battaglia pre-1 sera parte anche gli Istriani, che si batterono valorosamente sotto le insegne di S. Marco, ma le notizie che si hanno in proposito sono purtroppo inadeguate. Riguardano principalmente Capodistria. La fedelissima di Venezia aveva l'obbligo di .armare una galera — la nave da guerra per eccellenza , ogni qualvolta la Dominante lo richiedesse, e ciò comportava un grave onere. Ma il . grado di sopracomito, cioè. di comandanti, di galera, costituiva un privilegio riservato a poche categorie di nobili, tra le quali andavano annoverati i componenti del Maggior Consiglio della città istriana. Ricorderemo in proposito i sopracomiti Gavardó II, Gavardo e Princisvalle Spelati alla guen ra di Candia (1366), i fratelli Santo Il e 4avardo III, attivi nel primb ventennio del 1500, Antonio Zarotti, morto a Candia n I 1539, Giovanni Verti, distin si a Marano nel 1541. La partec pozione capodisiriana a Le anta non fu certamente cos« da poco, essendo richiesto 'impiego di centinaia di m ili, marinai, rematori, che robabilmente furono forniti col concorso di tutta la Prov scia. Sfortunatamente i rag agli pervenutici sono assai corsi. Nei Libri de' Consigli apodistriani troviamo regist ta solamente la «parte» del 2 marzo 1571, con la quale rei e eletto sopracomito della alera, chiamata «Un lice ceti la mazza. o più. brevemente ,Liona con mazza», Domenico del Tacco, in sostituzione di Giambattista Gravi., ammalato. Sulla stessa si imbarcarono anche Pietro Gravisi, Giovanni de Giovanni e Giulio. Cesare Muzio. La «Liona con mazza» si trovò in battaglia nella 15o posizione dell'ala sinistra, verso terra, tra la «S. Nicolò con corona». di Cherso e la «Donna col. cavallo armato» di Candia, agli ordini dell'ammiraglio Agostino Barbarigo. Fu qui che gli avversari nennero"per primi alle rnattrin un urto violentissimo. Parve per un momento che i veneziani dovessero soccombere di fronte ai Turchi di Maometto Scirocco, ma [irrotto impiegate tempestivamente le forze di riserva e l'ammiraglio avversario cadde ucciso. I Veneziani ripresero tosto animo e cacciarono gli avversari in corsa. Nella mischia il Barbarigo ricevette una freccia in piena faccia, ma rimase stoicamente al suo posto, sino alla morte. La furia della battaglia si spostò al centro, dove incontrò la morte anche Ali Muezzin, comandante in capo degli Islamici. Da questo momento 1a battaglia potè dirsi vinta, anche se i combattimenti continuarono in una confusione indescrivibile fino a sera. Per seguire la «Liona con mazza» nella lotta dovremmo ricorrere, purtroppo, alla sola immaginazione. Sappiamo clic i capodistriani si batterono da prodi sopraffacendo e catturando una galera e, secondo il Benussi, affondandone un'altra. Domenica del Tacco non ebbe la gioia di tornare a Capodistria per raccontare la straordinaria impresa. Debilitato dalle fatiche della campagna, forse ferito, mori a Conia nel viaggio di ritorno e la galera fu riportata in patria dal Muzio con gli ambiti trofei conquistati, tra i quali un ricco farti -e la verde bandiera del Profeta, che aveva sventolato sulla nave vinta. Questa rimase,esposta per molti anni nella chiesa dei Serviti, mentre il farò fu impiegato nell'illuminazione del grande atrio di Palazzo Tacco. I nostri erano dunque venuti a trovarsi dove più accanita e sanguinosa era stata la lotta e i reduci ebbero trionfali accoglienze a Capodistria, che decise di -ricordare il fatto con annuali funzioni religiose nella chiesetta dei Santi Vito e Modesto e con un degno monumento. E' sorta così la colonna detta di S. Giustina, che fu situata originariamente presso il molo della Porporella, col fronte verso Lepanto, peregrinata nel 1933 in Piazzale Carpaccio. 11 monumento, alto in tutto é metri, si compone di uno zoccolo, di una base con epigrafi, di una colonna con capitello fregiato di stemmi, e di una statua allegorica. Fu accuratamente esaminato e descritto dal prof. Giuseppe Votava nella sua pubblicazione «La Colonna di S. Giustina», adita nel 1887. Ricorda-remo che il monumento fu creduto apocrifo (come l'epigrafe di Pallade posta sotto la statua allegorica della Giustizia di Palazzo Pretorio), ma si -trovò infine la conferma della sua autenticità nei documenti della Cancelleria del Sindacato. Sorse per la munificenza del podestà Andrea Giustiniani e per cura dei sindaci della comunità, secondo quanto si ricava dalle epigrafi e dagli stemmi che ornano il capitello e lo scudo della statua. Fu opera dell'architetto capodistriano Domenica Vergerio, il quale, ponendo le sue iniziali su di un cartiglio del capitello, si definì «architetto italico». Furono i sindaci a dettare, probabilmente, le epigrafi che si leggono sulle facce della base. Sulla faccia contrassegnata con la lettera A non poteva mancare la dedica incensatoria al podestà, apretore in anno sommamente glorioso per la vittoria sui Turchi» nel golfo Ambraccio detto delle Curzolari, mentre sulla faccia B troviamo la moiivaz.ione del monumento, che, nella traduzione del Vatova, cosi suona: «Di Palladi e di Giustino la città, dì così gran valore nella singolare letizia, di tutto l'orbe cristiano spettatrice non oziosa, Pietro dottor Vergerio Favonio e Giuseppe dottOr Verona sindici procurando». Sulla faccia e esisteva una terza epigrafe, oggi illegibile, dalla quale si deduce solamente che il monumento fu eretto nell'ottobre del 1572. Degno di nota il bassorilievo sullo scudo tenuto dalla statua, dove compare l'Italia nella sua integrità, non mutilata dell'Istria, con le coste del. Dalmazia: chiara e antica testimonianza di una coscienza nazionale, che nessuna vicissitudine vecchia o nuova è valsa ad offuscare nei Giuliani e nei Dalmati. Capodistria conserva ancora un altro raro cimelio:' i resti gloriosi della bandiera di combattimento della «Liona con mazza», raffigurante un minaccioso leone alato che impugna una mazza. Sventolò vittoriosamente un giorno nell'urto tra Occidente e Oriente, ora i capodistriani hanno dovuto lasciarla nella città abbandonata. Possa essa palpitare ancora una volta ad un nuovo vento di vita, di riscossa e di riacquistata Giustino Poli

Dal numero 1175

del 09/06/1959

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